Simonetta Cesaroni era la ventenne di origini romane uccisa brutalmente nell’ufficio dove lavorava. Sono trascorsi più di trent’anni ma non si è avuta ancora una verità giudiziaria.
Simonetta Cesaroni, chi era la ragazza uccisa
Simonetta Cesaroni era di origini romane ed aveva solo 20 anni quando è stata uccisa a coltellate il 7 agosto 1990. Viveva insieme al padre Claudio, alla madre Anna e alla sorella maggiore Paola. Simonetta lavorava come segretaria alla Reli Sas, studio commerciale che, tra i clienti, aveva la A.I.A.G., Associazione Italiana Alberghi della Gioventù in cui, dal gennaio 1990, lavorava saltuariamente come contabile.
Simonetta Cesaroni: i genitori
In questi anni i genitori non si sono mai arresi per ottenere giustizia per aver perso così presto la loro giovane figlia, uccisa tra l’atro in modo brutale. La vicenda giudiziaria di Simonetta è stata raccontata anche in un film di Roberto Faenza, Il delitto di via Poma, datato 2011. “L’omicidio di via Poma rappresenta una sconfitta per tutto il sistema giudiziario italiano, una sconfitta per lo Stato. Per la famiglia il dolore non cambia, una ferita che non si chiuderà mai anche alla luce di alcuni dubbi che non sono stati sgombrati”. Così l’avvocato Federica Mondani, legale dei familiari di Simonetta Cesaroni, in una dichiarazione riportata dall’Ansa.
Chi ha ucciso Simonetta Cesaroni
Ad essere finito alle sbarre è stato Raniero Busco con l’accusa di omicidio volontario. Nel gennaio 2011, la terza Corte d’Assise di Roma lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Tuttavia, Busco ,l’ex fidanzato della 21enne, assolto in via definitiva dalla Cassazione. ha visto il verdetto ribaltato in Appello.
Il mistero del delitto di via Poma
Giovedì 19 ottobre su Rai 2 va in onda un documentario “Via Poma. Un mistero italiano” che prova a raccontare quello che è successo più di trent’anni fa ormai. Fu un terribile omicidio: il corpo fu ritrovato con 29 colpi di tagliacarte, sangue e orrore davanti a quelle ferite profonde, alcune dirette al cuore, alla giugulare e alla carotide, a carico della testa. I suoi fuseaux, la giacca e gli slip sarebbero stati portati via con altri effetti personali della vittima. Tra questi, gli orecchini, un anello, un bracciale e un girocollo. Simonetta Cesaroni è stata lasciata praticamente nuda, il reggiseno allacciato ma calato a lasciare il seno scoperto. Le scarpe adagiate vicino alla porta, ordinatamente.
“L’omicidio di via Poma rappresenta una sconfitta per tutto il sistema giudiziario italiano, una sconfitta per lo Stato. Per la famiglia il dolore non cambia, hanno questa ferita che non si chiuderà mai anche alla luce di alcuni dubbi che non sono stati sgombrati”. E’ quanto ha detto, alla vigilia del trentesimo anniversario, l’avvocato Federica Mondani, legale dei familiari di Simonetta Cesaroni, la 21enne romana uccisa il 7 agosto 1990, con 29 coltellate in uno stabile di via Poma.
“L’indagine – ha aggiunto il legale – si può riaprire in qualsiasi momento ma a questo punto serve un segnale dalla Procura che in questi ultimi anni però non è arrivato. Bastava qualche approfondimento in più, ma ciò non è stato fatto. Mi riferisco ad esempio al rinnovo della perizia sul morso trovato sul corpo di Simonetta che i familiari, che io rappresento, hanno sollecitato nell’ambito del processo di secondo grado ma che non è stato concesso”.