Partenza record per Report di Sigfrido Ranucci, che è ripartito il 4 aprile e ha messo a segno 3 nuove puntate con inchieste esclusive spaziando dai rapporti tra Salvini e la Russia allo stretto legame tra Russia ed Europa per il gas, fino ai pagamenti di Netflix, senza dimenticare il terremoto dell’Aquila di 13 anni fa, le nuove supercar a guida autonoma, i teatri chiusi e di nuovo conflitto ucraino con l’importanza dei social network. Come sempre ottimi share, con picchi vicini al 10%. E incontriamo proprio il conduttore che ci fa anche una rivelazione sconcertante.
L’intervista a Sigfrido Ranucci
Come affrontate la guerra? Avete inviati in Ucraina o Russia?
“Abbiamo una pagina in apertura dedicata alla guerra. Due inviati, Luca Bertazzoni e Carlos Diaz, che stanno coprendo le principali città ucraine. In ogni puntata ci invieranno il loro sguardo su questa tragedia. Lo stanno facendo con servizi di grande impatto e di crudo ma vibrante realismo”.
Come ha vissuto gli attacchi della politica alla sua sfera personale?
“È dal 2000 che convivo con gli attacchi politici alle mie inchieste. Più si alzava il livello delle inchieste, più si alzava il livello degli attacchi. Ma mai si era arrivati a livello tale da toccare la sfera personale. L’ho percepito come un segnale di disperazione di chi non sapeva più quali armi usare. L’amarezza è che gli attacchi alla sfera privata sono arrivati contemporaneamente al progetto di omicidio che mi ha visto coinvolto e per il quale sono finito sotto scorta.
Il rapporto tra politica e giornalismo è sempre stato molto stretto. In qualsiasi tipo di forma di governo (dai totalitarismi alle democrazie moderne), gli organi di informazione hanno svolto la funzione di portavoce degli schieramenti politici, il cortocircuito avviene con il giornalismo d’inchiesta, non viene digerito. La politica non ha mai amato il giornalismo d’inchiesta”.
Leggi anche: Sigfrido Ranucci non ha commesso nessuna irregolarità, la Rai archivia il caso Report
Ha pagato anche dei prezzi personali per le insinuazioni uscite?
“Il prezzo pagato è che ho tolto tempo prezioso al mio lavoro. Anche alle persone a cui voglio bene. Sono stati attacchi talmente scomposti, che tutti hanno capito quanto fossero falsi e strumentali. E chi mi attaccava ha ottenuto un effetto completamente opposto da quello che sperava.
Non ho mai ricevuto tante manifestazioni di affetto e solidarietà come in questi ultimi mesi. Vede Klaus, è stata più che una campagna di diffamazione, un vero progetto di sostituzione di un conduttore di un programma del servizio pubblico. Ci sono mandanti ben precisi che lungo la strada hanno trovato complici, galoppini, di diversa origine tra loro e spinti da motivazioni diverse, ma tutti avevano come unico obiettivo colpire il sottoscritto e l’indipendenza di un programma che tra pochi mesi compirà 25 anni di messa in onda”.
Che obiettivi di share avete?
“Ho l’unico obiettivo di mantenere alta la qualità di un prodotto che è unico nel panorama televisivo, nessuno al mondo confeziona 120 minuti chiusi di inchiesta. Se fai un prodotto di qualità che la gente percepisce come vero, arriva anche lo share”.
La scorta di Sigfrido Ranucci
Ha sempre la scorta? Avete notato qualcosa di anomalo? Qualche pericolo?
“Il mio caposcorta ha scoperto tre persone che mi seguivano e mi riprendevano durante un incontro con una fonte. Su questo indaga la Digos. Ma è la testimonianza che in questo periodo c’è un pericoloso e continuo attentato alla libertà di stampa cercando di colpire le fonti del giornalismo d’inchiesta. È successo con la sentenza del tar che vorrebbe che rendessimo ostensibili le fonti degli enti locali consultati nel corso di un’inchiesta su un avvocato della Lega”.
Come giudica Zelensky?
“È più dotato nella comunicazione che nella politica. È la variante imprevista e imprevedibile in una guerra dall’esito scontato. Se fosse stato anche un abile politico avrebbe potuto portare la questione ucraina sui tavoli che contavano con più virulenza, visto che aveva il problema in casa già da anni”.
Il presidente americano Biden non le sembra un tantino imprudente nelle sue dichiarazioni?
“Devo pensare per forza che sia un po’ imprudente, anche se parliamo del Presidente degli Stati Uniti. L’alternativa è pensare che le sue sono dichiarazioni studiate per soffiare sul fuoco della guerra”.
Come ha vissuto l’attacco di Putin ai giornalisti?
“Non mi sorprende. Con Report abbiamo parlato in passato di come Putin si è relazionato con la stampa e abbiamo raccontato la storia di Anna Politkovskaja, quando nessuno ne parlava”.
Siete tra i pochissimi che affrontate il tema della mafia in tv. Che cosa ci possiamo aspettare dalla nuova serie?
“Continueremo a trattarla la mafia. Anche se la mafia militare è stata sconfitta, è rimasto il metodo mafioso che è più insidioso perchè devi avere gli strumenti giusti per individuarlo e difenderti”.
Tornerete su vostri cavalli di battaglia? La Lombardia? L’Oms?
“Se ci saranno novità lo faremo come sempre. Non sono certo le polemiche a fermarci. Quelle fanno parte del gioco”.
Farebbe un monologo a Sanremo?
“Bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa si intende per monologo. Spesso è una forma di spettacolo non di comunicazione. Il sogno è quello di mandare un’inchiesta di Report dentro Sanremo”.