Sicurezza sul lavoro: il governo partorisce il solito topolino. All’indomani dello sciopero di Cgil e Uil che si è focalizzato, dopo la tragedia dell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, sulla richiesta di maggiore sicurezza sui luoghi di lavoro, la maggioranza ha approvato in commissione Bilancio della Camera il decreto Pnrr, in cui il governo ha infilato in fretta e furia alcune misure per rispondere a quella richiesta.
Peccato che il risultato, checché ne dica la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sia deludente.
A risultare insufficiente è la patente a punti così come l’ha disegnata l’esecutivo. Il governo l’ha prevista inizialmente solo per il settore edile ma, dinanzi al pressing dei sindacati e delle opposizioni, ha contemplato la possibilità di estenderla.
Ma appunto non l’ha estesa. Ha solo previsto l’opzione per farlo rinviando la questione a decreti ministeriali.
Ha tra le altre cose previsto anche l’autocertificazione dei requisiti per il rilascio della patente, con la revoca in caso di “dichiarazione non veritiera” accertata “in sede di controllo successivo al rilascio”.
E’ confermata per la patente un punteggio iniziale di 30 punti e la soglia di 15 punti per operare nei cantieri, ma si rimanda sempre ad un decreto ministeriale l’individuazione dei “criteri di attribuzione dei crediti ulteriori rispetto al punteggio iniziale, nonché le modalità di recupero dei crediti decurtati”.
Allentate le sanzioni per la sicurezza
Viene infine corretta la tabella con i punti decurtati a seconda delle violazioni. E qui è l’altro anello debole. Nella nuova tabella vengono ridotti, rispetto al testo originario, i punti di alcune fattispecie gravi.
In particolare, per infortunio del lavoratore che comporti un’inabilità temporanea assoluta con l’astensione dal lavoro per più di 60 giorni (era 40 giorni nel testo originario), i punti sono ridotti da 10 a 5.
Se l’infortunio comporta inabilità permanente al lavoro parziale i punti sono ridotti a 8, mentre restano 15 per l’inabilità permanente al lavoro assoluta (nel testo originario queste due fattispecie erano considerate insieme con 15 punti di decurtazione).
Chi ha meno di 15 crediti non può più operare nei cantieri, ma è comunque consentito il completamento delle attività sopra una soglia di avanzamento: il completamento dei lavori è consentito “quando i lavori eseguiti sono superiori al 30% del valore del contratto”.
Nel testo originario era fatto salvo il completamento delle attività oggetto di appalto o subappalto in corso al momento dell’ultima decurtazione dei crediti.
Cambiano anche le sanzioni per chi opera in mancanza della patente: la sanzione amministrativa è “pari al 10% del valore dei lavori e comunque non inferiore a 6mila euro” (nel testo originario si prevedeva da 6mila a 12mila euro).
Bocciate le norme sulla sicurezza
“Una cosa inaccettabile perché questi numeri parlano della vita concreta delle persone. Non capiamo se qualche manina ha lavorato per ridimensionare l’impatto delle sanzioni. Resta l’impressione amara di numeri tirati fuori un po’ a caso”, dichiarano i dem Maria Cecilia Guerra e Arturo Scotto.
“Anche così com’è stata riscritta, la patente resta, a nostro avviso, uno strumento gravemente insufficiente. Avevamo chiesto che la sua applicazione, a decorrere dal 1° ottobre, quindi fra altri 6 mesi, fosse allargata fin da ora ad altri settori oltre a quello edile; il Governo però ha scelto di rimandare il tutto a un decreto ministeriale, che non sappiamo se e quando arriverà e che comunque non prevede il coinvolgimento del Parlamento. In più, si è scelta la strada dell’autocertificazione con tutte le conseguenze del caso”, dicono i deputati M5S, Valentina Barzotti e Davide Aiello.