Siccità, la Protezione Civile sta ipotizzando di procedere al razionamento diurno dell’acqua e ha sottolineato che il problema non si limita alle Regioni del Nord ma riguarda tutta la Penisola italiana.
Siccità, ipotesi razionamento acqua diurno: l’analisi della Protezione Civile
Nella giornata di lunedì 27 giugno, il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, ha rilasciato alcune considerazioni in merito alla siccità che sta travolgendo l’Italia e all’ipotesi del razionamento diurno dell’acqua.
In particolare, il capo della Protezione civile ha spiegato: “In alcune zone non è escluso che un razionamento dell’acqua porti a chiusure dell’erogazione nelle fasce diurne – e ha aggiunto –. Quest’anno abbiamo dovuto sopportare il 40-50% di acqua in meno e la siccità è un problema diffuso in tutta Italia. Bisogna capire le misure da mettere in campo per mitigarlo”.
In Italia, il tasso medio di dispersione è molto alto al Nord e raggiunge punte record al Sud. Uno dei maggior problemi, poi, riguarda i tubi vecchi e privi di manutenzione che corrono sottoterra. Il 60% delle infrastrutture, infatti, è stato realizzato almeno tre decenni fa mentre il 25% ha oltre mezzo secolo di storia.
Nonostante sia il Paese con più acqua d’Europa, quindi, l’Italia deve fare i conti con una severa carenza di infrastrutture mai rinnovate che sono state impiantate nel periodo del secondo dopoguerra.
In un simile contesto, il razionamento dell’acqua consiste nella riduzione della fruizione per consentire una migliore gestione delle risorse idriche. Il razionamento avviene in orari specifici, solitamente nella fascia notturna, e comprende l’interruzione della corrente elettrica che permette l’erogazione dell’acqua. Si procede, quindi, ad abbassare la pressioneimpedendo all’acqua di raggiungere tutte le utenze: prima quelle poste a quota più elevata e poi anche tutte le altre.
Quali sono le Regioni più a rischio: Po ai minimi storici
Rispetto alla siccità e all’ipotesi del razionamento dell’acqua diurno, lo stato d’emergenza dovrebbe essere annunciato entro la fine della prima settimana di luglio. La misura verrà accompagnata da una serie di norme e stabilirà gli interventi più urgenti per impedire che si generino alterchi tra gli enti locali.
Nel frattempo, si moltiplicano i sindaci che stanno firmando ordinanze comunali chiedendo ai cittadini di non usare l’acqua per “fini diversi da quelli igienici e domestici”.
La situazione più grave esiste al Nord. Secondo gli esperti, a eccezione della Liguria, nella zona rossa dell’emergenza dovrebbero essere annoverate le Regioni di Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna ossia l’intera Pianura Padana. A rischio, poi, anche Lazio e Marche.
Lo scenario è ulteriormente complicato dal prosciugamento del fiume Po che ha ormai raggiunto i minimi storici a seguito di settimane in cui non si sono verificate precipitazioni intense né significative.