Maurizio Sibilio, pedagogista e prorettore dell’Università di Salerno, lei è candidato con il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni europee. Come mai proprio il Movimento 5 Stelle?
“Perché mi ha convinto la proposta politica del presidente Giuseppe Conte e il modello progressista incarnato dal Movimento 5 Stelle che è il frutto di una sintesi di diritti, dignità e giustizia. Il Movimento da sempre mette al centro della sua azione politica il bene comune e si fa portavoce di un civismo competente e responsabile che in Italia nessuno prima di loro aveva mai rappresentato. Sono questi gli stessi principi del pedagogista americano John Dewey, a cui ho ispirato la mia carriera professionale nelle aule universitarie. Mi auguro di portare il mio contributo per migliore la nostra società, partendo dai territori più svantaggiati”.
Lei è infatti candidato nella circoscrizione Sud. Partiamo proprio da lì: il governo vuole cancellare una misura come decontribuzione Sud, è la dimostrazione che appena c’è bisogno di tagliare a rimetterci è sempre il Sud?
“Decontribuzione Sud, lo sgravio contributivo approvato dal governo Conte durante la pandemia, ha favorito l’assunzione di ben 3,7 milioni di cittadini italiani residenti nelle regioni del Meridione. Questa misura ha funzionato, lo dicono le imprese e lo sanno bene i lavoratori. È avvilente dunque questo tentativo di cancellarlo. Io sono convinto che servano misure in grado di restituire dignità al lavoro e certezze ai giovani che decidono di investire le proprie risorse ed energie nel Sud. Il ripopolamento di interi territori nasce proprio da qui: dalla capacità di sostenere i giovani”.
Una mossa che, messa insieme all’Autonomia differenziata, sembra delineare un vero e proprio piano delle destre per penalizzare il Sud…
“L’Autonomia differenziata rischia di essere il colpo di grazia per i territori del Sud perché di fatto cristallizza la spesa storica invece di superarla. Inoltre non è previsto nessun fondo di perequazione territoriale”.
Teme che queste politiche possano accentuare il divario tra Nord e Sud?
“Inevitabilmente sarà così. Io lo tocco già con mano nel mondo delle università. L’Autonomia differenziata lede il diritto all’istruzione sancito all’articolo 34 della Costituzione italiana. Già oggi i capaci e i meritevoli sono costretti ad andare al Nord Italia o a emigrare all’estero per affermarsi e quelli privi di mezzi abbandonano gli studi e scelgono altre vie. Con questa riforma non saremo in grado di assicurare agli studenti i principi di universalità e uguaglianza che lo Stato dovrebbe garantire”.
Lei conosce molto bene il mondo dell’università: che idea si è fatto delle proteste pro-Gaza che dilagano ormai ovunque? Teme che il clima negli atenei italiani possa surriscaldarsi?
“Una premessa: la scuola, così come l’università, è e deve sempre essere aperta a tutti. Tutte le idee, se manifestate pacificamente e se sono rispettose del prossimo, devono essere le benvenute nei luoghi della conoscenza. Da parte mia dunque tutta la solidarietà ai ragazzi che protestano contro le grandi ingiustizie del mondo come le guerre. Preferisco vedere un mio studente a un banchetto o pacificamente con un megafono in mano che nella solitudine e nell’indifferenza. La chiave della nostra società è la partecipazione”.
La Lega ha candidato alle europee il generale Vannacci, che propone classi separate per i disabili: crede che questa destra voglia tornare indietro di decenni anche su temi così delicati?
“Vannacci confonde l’educazione con la competizione e con le sue dichiarazioni porta indietro di mezzo secolo l’orologio della storia e della pedagogia. La presenza in una classe di una studentessa o di uno studente con disabilità non è soltanto l’applicazione di un diritto costituzionale, ma è una grande opportunità di crescita per tutti, una rara occasione per apprendere proprio dalle situazioni di difficoltà. Per una società davvero inclusiva dobbiamo sostenere i diritti dei disabili e le loro famiglie”.
I 5 Stelle vogliono portare in Europa una visione pacifista, chiedendo di mettere fine a tutte le guerre. Intanto, però, le tensioni aumentano sia in Ucraina che in Medio Oriente: a suo giudizio l’Ue stia facendo poco e può fare di più per trovare soluzioni diplomatiche?
“È notizia di ieri l’avvio di esercitazioni nucleari della Russia al confine con l’Ucraina. La mia domanda è: dove vogliamo arrivare? C’è un limite a questa continua e inevitabile escalation o possiamo sederci attorno a un tavolo e trovare una soluzione negoziale a un conflitto che non è nato due anni fa ma che va avanti da almeno 10 anni? La risposta dell’Ue alla guerra è stata finora quella di inviare armi, munizioni e missili all’Ucraina: una scelta che non ha prodotto i risultati sperati. La proposta del Movimento 5 Stelle è quella di una Conferenza di pace sotto l’egida dell’Onu: quella che si aprirà il prossimo mese in Svizzera senza i russi purtroppo non servirà a nulla”.
Ieri c’è stato lo sciopero dei giornalisti Rai: hanno ragione a protestare e crede che il governo stia davvero reprimendo il dissenso in tv e sui giornali?
“Ho letto il documento dell’Usigrai che spiega le motivazioni dello sciopero. Le preoccupazioni dei giornalisti nascono dall’assenza dell’informazione nel piano industriale Rai e dall’autonomia e l’indipendenza del servizio pubblico minacciate dal controllo pervasivo da parte della politica. La presidente della Commissione di Vigilanza Rai Barbara Floridia ha proposto un tavolo di riforma con tutti i partiti dopo le europee anche per accogliere i principi del Media Freedom Act votato dal Parlamento europeo la scorsa legislatura. Finora purtroppo nessuno ha risposto a questo appello, ma è nell’interesse di tutti avere una Rai libera dalla politica”.