Siamo uno Stato affidabile, e i piccoli risparmiatori così come gli investitori istituzionali non hanno dubbi sulla solvibilità e la capacità di restituire i soldi dati in prestito. A confermarlo è il collocamento del nuovo Btp Italia che ieri si è chiuso con numeri superiori alle aspettative, e una revisione favorevole agli investitori: il tasso cedolare reale annuo della quindicesima emissione del titolo indicizzato all’inflazione italiana è stato arrotondato al rialzo, fissato sullo 0,65%. Significa che, anche in caso di inflazione in negativo, ai sottoscrittori non verrà negata una cedola inferiore a quella minima reale.
L’emissione partita a inizio settimana si è conclusa dunque con un risultato eccezionale. In due giorni di offerta retail (al pubblico) il quindicesimo Btp Italia aveva raccolto quasi 3 miliardi di euro e – considerando la terza giornata dedicata invece solo agli istituzionali – gli analisti si attendevano un complessivo intorno ai 4 miliardi. Invece i soli istituzionali alla fine hanno sottoscritto 3,762 miliardi, portando l’emissione a chiudere a quota 6,74. La scadenza del titolo è fissata al 28 ottobre 2027.
MEGLIO POCO CHE NIENTE. Secondo Pietro Bianculli, responsabile syndicate di Unicredit che ha svolto il ruolo di Bookrunner nell’operazione, la domanda arrivata dal retail è stata solida e ben distribuita tra piccoli investitori e private banking. E 3 miliardi di richieste sono infatti una cifra molto importante in tempi di tassi bassi. Per quanto riguarda il livello di remunerazione fissato allo 0,65%, lo specialista sondato da Repubblica.it ha evidenziato che “anche il retail si sta abituando a vivere in un mondo a tassi zero, quindi ogni offerta di rendimento con il segno positivo davanti suscita interesse”.
Per altro il livello fissato dal Tesoro (dopo un ritocco di 5 punti base dal minimo garantito) è in linea con la curva espressa dai Btp Italia sul mercato secondario. Da segnalare anche la reazione degli investitori istituzionali dove la domanda complessiva è stata pari a 4,75 miliardi, con una diversificazione sia in termini di tipologia di investitori (tesorerie bancarie, asset manager, assicurazioni, Banche Centrali) che di aree geografiche: la domanda non è stata solo domestica ma ben distribuita in Europa.
Alla fine l’ammontare stampato garantirà una buona liquidità al titolo e il Tesoro ha potuto anche escludere una parte della domanda (è stato allocato il 79% delle richieste) tenendo fede alla linea di bilanciare gli ammontari tra retail e istituzionali. In definitiva, un’operazione che contribuisce a confermare la già buona posizione dell’Italia per la chiusura dell’anno in termini di funding.