Nicola Armaroli, dirigente di ricerca del Cnr, membro dell’Accademia Nazionale delle Scienze e direttore della rivista scientifica Sapere, che ne pensa del discorso del ministro Cingolani sul futuro che ci attende a causa delle crisi energetica?
“Noi siamo chiaramente in una situazione di emergenza destinata a peggiorare perché la Russia diminuirà ancora le forniture. Ci troviamo qui perché per anni abbiamo deriso chi diceva di svincolarsi dal gas e dal petrolio. Non l’abbiamo fatto e oggi ci troviamo a cercare soluzioni che non ci sono a breve termine. Ora abbiamo un Governo che pensa addirittura al carbone. In emergenza tutto è comprensibile ma noi ci troviamo a questo punto per incapacità di visione nel corso degli ultimi 10-20 anni”.
E ora?
“L’unica soluzione è il risparmio. Non possiamo pensare di avere più gas via mare con la domanda in crescita tutto il mondo e non ci sono le infrastrutture tanto agognate che cerchiamo di recuperare. Con coraggio bisogna dire ai cittadini che non si può diminuire la dipendenza senza diminuire i consumi. Sarà un evento naturale visti i prezzi: i cittadini si stanno già autoregolamentando, lo dicono i dati. La riduzione potrebbe arrivare in a 10 miliardi di metri cubi di gas. Ma sono tutte misure emergenziali che peggioreranno il nostro contributo alla crisi climatica. La vera grande crisi è questa: un mondo senza stabilità climatica su cui abbiamo contato per decenni creerà problemi sociali ed economici. Non ho parole per l’insipienza che ci ha portati fin qui”.
Ma la transizione ecologica è stata bloccata solo dalla guerra?
“Non proprio. L’andamento delle emissioni continuava a aumentare. In Italia e in Europa abbiamo avuto un progressivo calo dal 1995 del 19% e dovremo raggiungere il 55% entro il 2030. Noi in pratica dovremo correre nei prossimi 8 anni 10 volte più veloce degli ultimi 32. Correre a queste velocità è una sfida pazzesca. Con questo tipo di azione non siamo nelle condizioni di poter rispettare gli impegni”.
Rispuntano addirittura i negazionisti climatici…
“Un dibattito surreale di alcuni quotidiani nazionali, quando la comunità scientifica ha già dato risposte da decenni: è l’uso indiscriminato e abnorme di combustibili fossili che ha provocato questa crisi. Ormai a me non resta che pensare che un risata – purtroppo amarissima – li seppellirà. È inutile cercare di discutere con coloro che negano una monumentale letteratura scientifica”.
Le sanzioni stanno indebolendo Putin o noi?
“Noi non ci rendiamo conto di una cosa. La Russia ha una quantità enorme di risorse naturali, è sterminata – 50-60 volte l’Italia -, è il primo esportatore di gas e il terzo di carbone, esporta grano, produce acciaio, hanno ferro, minerali. È una nazione troppo grande per poter pensare di fargli la guerra. Poi è chiaro che questa guerra l’anno scatenata loro, ma noi come Europa (che è la più povera di risorse) non possiamo (e abbiamo tute le ragioni per non volerlo) fare a meno della Russia. Io temo che purtroppo il primo sacrificato sarà il povero popolo ucraino, che sarà la prima vittima della guerra per le risorse. E la Russia sta sbattendo i pugni perché sa che il mondo senza le sue risorse non può far nulla. Quando il 4 febbraio ha sferrato il suo ignobile attacco Putin aveva ben presente questo. Pensiamo di poterci salvare con vecchi schemi da guerra fredda, invece è una guerra di risorse”.
In Italia si torna a parlare di nucleare…
“L’asse Calenda-Salvini sul nucleare non si può prendere sul serio. Proporre 7 centrali nel 2022 è una roba che fa spanciare dal ridere. Il nucleare non lo abbiamo fatto nei decenni d’oro e vogliamo farlo oggi che non vuole farlo nessuno? Abbiamo una classe dirigente totalmente impreparata per questa situazione. La complessità dei problemi che abbiamo davanti non si confà alla preparazione di molti apparati dello Stato. Il problema energetico è un problema enorme e il fatto stesso di lanciare programmi nucleari dà l’idea dello spessore di chi si candida”.