“Mi auguro che tutta l’esperienza dell’Ue si trasformi in una confederazione in cui ciascuno stato riconosca nell’altro la stessa sovranità che vuole esercitare all’interno e che si facciano quegli accordi necessari per un’economia moderna. Questa disunione europea, cui stiamo partecipando, se finisce è meglio”. Parola dell’economista Antonino Galloni, ex direttore generale del ministero del Lavoro, con alle spalle una carriera accademica nelle principali università italiane.
L’altro giorno l’ennesimo flop in Europa. Nessun accordo sugli Eurobond, né sul Mes. L’Unione europea è finita?
“L’Ue sta rischiando di franare e forse questa non è la peggiore delle notizie che apprendiamo in queste settimane così difficili. Il Mes credo non sia più un percorso proponibile anche per un problema di dimensioni. Gli Eurobond o si decide di farli e in modo cospicuo oppure c’è chi non li vuole fare, come l’Olanda e la Germania, e allora non si fanno. L’Europa ha le seguenti prospettive: o trasforma lo scacco in cui l’ha messa Mario Draghi in scacco matto e perde la partita, si sfascia tutto e si ritorna alle monete nazionali. Oppure accetta di fare debiti in condizioni d’emergenza senza gravare stabilmente e per sempre sui debiti pubblici, che è quello che ha proposto Draghi. Cioè si aumenta l’indebitamento ma poi questo incremento, finita l’emergenza, porta a cancellare il debito come si fa alla fine delle guerre. Io seguirei Draghi purché ci si sbrighi perché dal Sud si ha il sentore di una possibile rivolta da chi non ha i soldi per fare la spesa. I supermercati hanno fatto riunioni per vedere cosa farebbero in caso di assalti. Bisogna intervenire rapidamente”.
Altrimenti cosa succede?
“Se le attività produttive si fermano e non possono riprendere bisogna provvedere con tutti i mezzi, fare il necessario, per non trovarci tra tot mesi in una situazione in cui non abbiamo più capacità produttiva adeguata alle immissioni monetarie introdotte per affrontare l’emergenza. In quel caso si avrebbe una svalutazione anche monetaria con problemi più gravi di quelli attuali”.
La Lega dice che se l’Europa non ci aiuta dobbiamo dirle addio. Ma per andare dove?
“Se l’Ue salta per colpa della Germania e dell’Olanda abbiamo due strade: o si fa un’altra Unione, una confederazione europea con chi vuole riconoscere nell’altro un pari grado, rivendicando la propria autonomia e sovranità e lavorando per il bene generale. Oppure si torna agli Stati nazionali Di sicuro non ci può essere un’azione unilaterale dell’Italia perché ci metteremmo in una situazione molto difficile, considerata la serie di debiti e di passività che abbiamo”.
Cina, Russia, Cuba hanno inviato aiuti. Macron studia iniziative con Trump. L’Italia può trovare alleati alternativi all’Ue?
“Noi siamo un bel bocconcino per tutti. Non avremmo difficoltà a trovare altri alleati. Ma se abbiamo pagato prezzi troppo alti per l’Ue dobbiamo capire quali prezzi dovremmo pagare per alleanze alternative”.
Possibile che l’Ue si schianti contro il muro della Germania?
“L’architrave di questa Europa è l’ingresso dell’Italia nell’euro per definire, senza possibilità di ritorno, che il nostro paese non aveva più la possibilità di modificare il proprio cambio. La Germania, che doveva preoccuparsi dell’allargamento a est, aveva bisogno che l’Italia venisse depotenziata”.
Quali gli scenari possibili dopo l’emergenza Covid-19?
“Tutto dipende dall’incognita maggiore. Se noi tra un mese ricominciamo le attività produttive ci saranno falle enormi da tamponare su tutti i fronti. Ma se stiamo fermi due-tre mesi, poi riprendiamo, poi ritorna il virus, è chiaro che ci ritroveremmo con perdite di pil incredibili. Se perdiamo capacità produttiva tutta questa moneta che pensiamo di inserire nel circuito nazionale o internazionale, non trovando i prodotti corrispondenti, rischia di finire nel nulla. Il tempo di due settimane che si sono presi in Europa per decidere mi pare troppo. Tra due settimane ci può essere il panico”.
Come giudica l’azione di contrasto messa in campo dal governo?
“Sono venute a galla alcune falle nel sistema sanitario. Le Regioni, che erano le depositarie delle politiche sanitarie, hanno optato per tagli esagerati e adesso si rivolgono allo Stato per avere aiuto. L’istituto regionale si rivela non all’altezza di una situazione come l’attuale”.