Peppe De Cristofaro, capogruppo di Avs al Senato, il governo Meloni sta facendo di tutto per distrarre l’attenzione degli italiani da quelli che sono i reali problemi? Che ne pensa?
“Che di problemi gli italiani ne hanno molti e che la Meloni non glieli risolve. Il Paese è fermo, cresciamo dello zero virgola, ma la Meloni pensa ad altro. Pensa a fare la guerra ai magistrati e ai migranti. Eppure la nostra economia ristagna e la produzione industriale ha il segno meno davanti da ventidue mesi consecutivi. Dal punto di vista economico, dello sviluppo e della crescita, il governo Meloni è un vero e proprio disastro. Meloni è molto brava nella propaganda, e ad inventare complotti, ma la realtà la smentisce puntualmente: salari fermi a più di venti anni fa, oltre 130 mila lavoratori rischiano il lavoro e le ore di cassa integrazione sono in aumento. In questa situazione il tanto sbandierato taglio del cuneo, da fiscale a contributivo, penalizza i lavoratori più poveri riducendogli il netto in busta paga. Riduzione che per chi guadagna tra gli 8.000 e i 9.000 euro l’anno si traduce in 2 mesi di stipendio in meno. Quando invece sarebbe necessario il contrario: introdurre il salario minimo e adottare una politica dei redditi che punti ad alzare gli stipendi già duramente colpiti dall’inflazione, non di ridurli a chi già guadagna poco”.
Sul caso Almasri ritiene il governo in fuga dal Parlamento?
“Assolutamente sì. Questa vicenda sta mettendo in difficoltà la Meloni e il governo, che è arrivato addirittura a non svolgere l’informativa alle Camere. Una cosa mai vista prima. La Meloni per non rispondere della grave scarcerazione del generale libico, e spiegare i motivi di un atto così odioso, si è nascosta dietro l’informazione di garanzia. Ma noi non molliamo e continuiamo a chiedere alla presidente del Consiglio di venire a spiegare al Paese i motivi della scarcerazione di un pericoloso criminale”.
Crede che siamo sotto ricatto?
“La storia del rilascio del torturatore libico Almasri ha tante cose da chiarire. Una cosa però è chiarissima: l’Italia è sotto scacco delle milizie libiche. La Meloni ha troppi interessi in Libia e ha sacrificato il diritto internazionale a questi interessi. La Libia è troppo importante per il controllo dei migranti, per il gas e il petrolio controllati dall’Eni. Il rilascio dimostra che l’Italia è sotto ricatto delle milizie libiche che, in cambio, continueranno a torturare i migranti a loro piacimento. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni deve venire in Parlamento a spiegare al Paese quali interessi ha tutelato con il rilascio di un criminale internazionale”.