di Fabrizio Di Ernesto
Non si placano le polemiche scaturite dalla decisione del Presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci di commissariare ben cinque delle otto Province.
Dando seguito a quanto stabilito dal referendum del 6 maggio 2012, la maggioranza di centrodestra che guida l’isola ha infatti disposto il commissariamento degli enti locali di Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio e Cagliari.
Tra i più accesi oppositori di questa decisione, presa dall’Assemblea regionale con i soli voti della maggioranza, Antonio Saitta, presidente dell’Upi, Unione Province d’Italia.
Alla base delle rimostranze del numero uno dell’associazione delle Province la decisione di far decadere enti eletti sostituendo i presidenti con dei commissari nominati dalla stessa maggioranza senza valide ragioni economiche.
I costi delle Agenzie regionali
Saitta ricorda infatti che attualmente in Sardegna, stando agli ultimi dati censiti dal ministero dello Sviluppo economico, sono attivi 118 enti ed agenzie regionali che costano ad ogni singolo cittadino ben 680 euro. Per tutti questi enti infatti, secondo quanto riportato dalla Banca dati Siope, lo scorso anno la Regione ha speso oltre 424 milioni mentre tutte le otto Province sarde nel loro insieme sono costate 344 milioni. Il numero uno dell’Upi, teme che dietro le motivazioni economiche, che a suo dire non supporterebbero la decisione, ci sia invece la volontà di gestire le risorse pubbliche fuori da ogni controllo democratico.
La proposta Upi
Sempre Saitta ha poi fatto sapere che a breve consegnerà una nota al Governo per elencare tutti i vizi di costituzionalità delle norme adottate dal Consiglio regionale della Sardegna, auspicando che l’esecutivo impugni la legge ed annunciando che la prossima settimana Upi nazionale e Unione delle Province sarde presenteranno una proposta di legge che si muove dalle indicazioni avanzate dal Consiglio delle Autonomie locali della Sardegna. Come sempre quindi il taglio delle Province scalda gli animi e provoca nuove polemiche.