C’è da chiedersi se Matteo Salvini abbia le idee chiare sulla questione delle concessioni autostradali. Già perché dopo aver preso tempo quand’era al governo e le innumerevoli volte in cui ha palesato dubbi sull’utilità di un simile provvedimento, ieri ha cambiato idea e, forse complice una decisione che è nell’aria da tempo, si è detto sostanzialmente favorevole. Sul nodo Autostrade “se il parere legale lo motiva e lo giustifica, si revochi e finalmente si riparta” ha detto il Capitano nell’ennesima giravolta della sua storia politica. Anzi a suo dire “si è già perso troppo tempo a causa dei litigi e delle incertezze del Governo” tanto che “ci sono milioni di italiani in coda ogni giorno” in Liguria, “e ci sono 15 miliardi di investimenti e manutenzioni fermi”.
Insomma stando alle sue parole la questione sembra non averlo minimamente sfiorato al punto da chiedersi, polemicamente, come mai “Toninelli e Conte dicono che è colpa mia? A me basta che il Governo faccia qualcosa, se vuole revocare che revochi e se vuole prorogare che proroghi. L’importante è che faccia qualcosa”. Peccato che se siamo arrivati a questo punto, ossia a due anni dal tragico crollo del ponte Morandi, è anche perché non ha fatto granché per risolvere la questione.
Indecisioni e ritardi del Capitano che sono stati raccontati dall’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, dopo la decisione della Consulta che giovedì ha rigettato i ricorsi presentati dalla società che lamentava l’estromissione dai lavori di demolizione e ricostruzione. In quell’occasione il grillino, togliendosi diversi sassolini dalle scarpe, ha spiegato che “se in Italia ci fosse una pena per le cazzate, le fake news, Giorgia Meloni e Matteo Salvini prenderebbero l’ergastolo multiplo”.
Questo perché il Capitano, continua Toninelli, “ha detto che non è sua la responsabilità della mancata revoca: ma dove stava Salvini quando era al Governo? Abbiamo fatto riunioni su riunioni per decidere sull’indirizzo politico da dare al premier Giuseppe Conte e Salvini non partecipava perché se la faceva sotto”. Proprio per questo il dossier Aspi è rimasto a lungo fermo, per non dire ostacolato, ed è stato ripreso in mano solo con il nuovo esecutivo giallorosso che, con non poche difficoltà, sta provando ad affrontare la questione una volta per tutte.