L’aula della Camera ha approvato, in prima lettura, una legge che delega al Governo la riforma della disciplina in materia di conflitto di interessi per i titolari di cariche di governo statali, regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano e per i presidenti e i componenti delle autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione.
I sì sono stati 133, i no 84, le astensioni 12. A firmare la riforma era stato il presidente M5S Giuseppe Conte ma in commissione il provvedimento è stato ‘svuotato’ con una delega all’esecutivo da esercitare entro 24 mesi e Conte, dopo la bocciatura di un emendamento in aula che ripristinava il testo originario, ha ritirato la sua firma disconoscendo l’intervento.
Il testo passa ora all’esame del Senato. “Ancora una volta ci siamo illusi, pensavamo ci fosse un sussulto di dignità da parte della politica, invece si vuole continuare a combattere la magistratura che fa le inchieste. Fatelo senza il nostro nome, ritiro la mia firma”, ha detto Conte .
L’invettiva di Conte sul conflitto di interessi
“Sembra strano – ha aggiunto il leader del Movimento Cinque Stelle intervenendo in aula – non venga riconosciuta in quest’aula l’urgenza di provvedere su una questione così cruciale per la nostra democrazia: dilaga il voto di scambio, la corruzione, la contaminazione tra affari e politica. La politica sta offrendo l’ennesimo stratagemma per non occuparsi di una questione cruciale”.
“Cosa vi spaventa? Perché ci lasciate soli? Dico sveglia! La politica – ha aggiunto – deve avere un sussulto di dignità, non potete nascondervi, la soluzione non è spuntare le armi alla magistratura. Non potete contestare ai pm di invadere un campo in cui la politica non riesce a fare valere la propria dignità. Il nostro emendamento è nell’interesse collettivo, non dobbiamo rispondere a imprenditori amici, ma agli elettori, dobbiamo assicurare trasparenza nei processi decisionali. Io agisco nell’interesse del popolo italiano non di qualche lobby o del governo di Riad”, ha concluso.