In una Catania blindata continua lo show organizzato in questi tre giorni da leader della Lega Matteo Salvini, che ha trasformato l’udienza preliminare del processo per il caso Gregoretti in un un circo mediatico senza precedenti: centinaia di giornalisti accreditati, il Palazzo di giustizia off limits sia dentro – sospese quasi tutte le udienze degli altri processi, chiusi gli uffici per il pubblico, divieto di accesso per “persone che non svolgano la professione legale” – che fuori, con divieto di parcheggio nel piazzale antistante anche per avvocati e magistrati, sia per le auto private sia per quelle di servizio.
E ancora: strade chiuse al traffico, cinquecento uomini tra polizia, carabinieri e guardia di finanza. Un dispiegamento di forze enorme per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico sia per la kermesse leghista “Gli italiani scelgono la libertà”, organizzata nell’area del porto nella struttura della vecchia Dogana dove si sono tenuti ieri vari dibattiti, fra cui uno sulle autonomie moderato dalla conduttrice Mediaset Veronica Gentili e l’intervista “a tutto campo” allo stesso Salvini dell’opinionista Maria Giovanna Maglie, sia piazza Trento (destinata invece ai contestatori di “Mai con Salvini” e altre sigle di antagonisti).
Ovviamente blindatissima tutta la zona intono a piazza Verga, sede del Palazzo di giustizia, dove stamattina alle nove e trenta il leader leghista si dovrà presentare. Per un processo che, è bene ricordarlo, è stato lo stesso Salvini ad invocare: “Voglio essere processato”, proclamava lo scorso gennaio, nei giorni in cui in Giunta delle elezioni e immunità parlamentari del Senato si decideva se mandarlo a processo davanti al Tribunale del ministri di Catania per sequestro di persona e abuso di potere. Tant’è che mentre gli alleati forzisti e di Fratelli d’Italia, coerentemente, votarono la relazione del presidente della Giunta Gasparri nella quale si chiedeva di non autorizzare il processo, i leghisti si proclamarono contro (e in Aula uscirono).
Salvini sembra proprio aver cambiato idea, tanto da organizzare un evento di tale portata per “spettacolizzare” addirittura la prima udienza preliminare. E dopo i suoi “impegni” in tribunale raggiungerà il porto per concludere una sorta di maratona oratoria, per poi finire in “bellezza” la tre giorni con l’evento clou: l’intervista, nel pomeriggio, di Annalisa Chirico. Ma in città per l’ex ministro si sono dati appuntamento solo il popolo leghista chiamato a gran raccolta, supporter e pasionarie salviniane varie: proprio in concomitanza con la sua presenza in tribunale, alle dieci, il movimento “La Sicilia non si Lega” – nato dall’omonimo gruppo Facebook che raccoglie circa 50 mila iscritti siciliani creato per contrastare la decisione del governatore Musumeci di nominare un leghista come assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, ha organizzato una contromanifestazione.
E non è la sola: lunghissimo l’elenco, dai No Muos alla Rete antirazzista, da Potere al popolo a Catania bene comune, passando per i collettivi studenteschi, gli indipendentisti di Antudo e l’Unione sindacale di base. “Il Pd ci sarà – annuncia il segretario provinciale Angelo Villari – in silenzio e senza bandiere. È assurdo che la Lega faccia turismo giudiziario”. Pronta la replica del leader del Carroccio: “Mi spiace che vicino al Tribunale ci sia un partito che di democratico ha solo l’aggettivo che ha nel nome e che invece va in piazza davanti ai tribunali augurando processi e augurando galere”.