Sono lontani i tempi in cui l’inchiesta di Fanpage sulle infiltrazioni di gruppi neofascisti di Lega e Fratelli d’Italia (leggi l’articolo) veniva bollata come una bazzecola. Del resto l’inchiesta giornalistica sulla cosiddetta lobby nera, poi finita al centro dell’indagine della Procura di Milano, guidata dal procuratore Francesco Greco (nella foto), continua a tenere tutti col fiato sospeso dimostrando come i fatti contestati non siano mere illazioni tanto che ieri l’elenco degli indagati si è allungato con una quarta persona.
Si tratta Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri, la 36enne georgiana a cui viene contestato il finanziamento illecito e il riciclaggio, che il 30 settembre scorso ritirò il trolley, sotto l’occhio vigile di Roberto Jonghi Lavarini, in cui il giornalista infiltrato – invece del denaro promesso – aveva infilato una sfilza di libri sull’Olocausto e una Costituzione italiana. Oltre a lei sono tutt’ora nel mirino dei pm milanesi anche Jonghi Lavarini, l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e il commercialista Mauro Rotunno.
NOMI CHE RITORNANO. Quel che è certo è che il nome della 36enne georgiana non è di secondaria importanza e servirà proprio per cercare di verificare l’esistenza delle cosiddette “lavatrici”, per ripulire il denaro, menzionate nel video dell’inchiesta di Fanpage. La donna, infatti, è la presidentessa dell’Associazione culturale Italia – Georgia – Eurasia (AcIGEa), come si legge sul sito dell’organizzazione, “collabora con tutte le istituzioni italiane, nazionali e locali, particolarmente con Regione Lombardia, ma anche con il Parlamento Europeo. Siamo partner ed amici della associazione culturale Lombardia Russia di Gianluca Savoini”, quest’ultimo già noto alle cronache perché indagato – sempre a Milano – in un’altra inchiesta (leggi l’articolo) sui presunti finanziamenti sospetti con fondi russi alla Lega di Matteo Salvini.
Che il ruolo della donna sia ritenuto importante per il futuro dell’inchiesta lo si capisce anche dal fatto che gli uffici di AcIGEa sono stati sottoposti a perquisizione dalla Guardia di Finanza, su delega dei pubblici ministeri Giovanni Polizzi e Piero Basilone, e sono stati sequestrati, oltre a documentazione cartacea, anche computer e dispositivi informatici.
INDAGINE IMPREVEDIBILE. Insomma l’inchiesta appare tutt’altro che finita e, anzi, sembra destinata ad avere ulteriori sviluppi nelle prossime settimane. Del resto i magistrati sono decisi a verificare per filo e per segno se le parole dei protagonisti della video inchiesta, in particolare quelle di Jonghi Lavarini, sono millanterie oppure nascondono un sistema rodato nel tempo e che potrebbe essere stato utilizzato anche in altre occasioni.
Un filmato in cui sono stati tirati in ballo, ma non risultano indagati, anche la neoconsigliera milanese di Fratelli d’Italia, Chiara Valcepina, e esponenti della Lega, tra cui il consigliere lombardo Max Bastoni, l’eurodeputata Silvia Sardone, l’ex europarlamentare Mario Borghezio e il consigliere di zona Stefano Pavesi. Ma questi sarebbero solo una minima parte dei nomi presenti nelle oltre 100 ore di girato.
Che le cose stiano così lo si è capito già dalle puntate andate in onda in televisione dove l’identità di almeno quattro persone è stata omissata. Del resto è proprio su queste persone, stando a quanto trapela dall’interno della Procura di Milano, che si starebbero concentrando gli sforzi dei magistrati meneghini che vogliono essere sicuri di non lasciare davvero nulla al caso.