Si allarga il caso Paragon: spiato pure don Ferrari, cappellano di Mediterranea

Non solo giornalisti e attivisti, tra gli spiati dal software di Paragon, anche Don Mattia Ferrari, il cappellano di Mediterranea

Si allarga il caso Paragon: spiato pure don Ferrari, cappellano di Mediterranea

Nonostante la consegna del silenzio e l’ordine di minimizzare da parte della maggioranza, il caso Paragon si fa sempre più imbarazzante per il governo ogni giorno che passa. Oltre al giornalista Francesco Cancellato e ad alcuni attivisti di Mediterranea Saving Human, come Luca Casarini, la lista degli spiati dal trojan Graphite della società israeliana Paragon si arricchisce di una nuova categoria: quella degli uomini di chiesa. Anche don Mattia Ferrari, cappellano di bordo di Mediterranea Saving Humans, è stato infatti avvisato da Meta di essere stato obbiettivo di un “sofisticato attacco sostenuto da entità governative non meglio identificate” a febbraio 2024.

A don Mattia inviato lo stesso messaggio di Meta ricevuto da Casarini e Cancelalto

A renderlo noto, ieri, la ong del mare, che ha specificato come la notifica di minaccia ricevuta da don Mattia sia “simile a quella pervenuta a Casarini”, capomissione di Mediterranea. Identica anche la data di invio del warning da parte di Meta, l’8 febbraio 2024.

John Scott Railton, ricercatore senior di The Citizen Lab dell’Università di Toronto, il laboratorio di analisi indipendente al quale Mediterranea ha chiesto di analizzare i device dei propri membri dopo le prime segnalazioni di Meta, ha riferito alla ong che “essere avvisati di essere presi di mira da un attacco sostenuto da un qualche governo indica che la persona è stata probabilmente selezionata per il monitoraggio utilizzando capacità avanzate. In base alla nostra esperienza”, ha aggiunto Railton, “ciò solleva la possibilità che anche altri individui della sua rete di contatti possano essere stati presi di mira a loro volta. Questo avviso di Meta è molto utile per suggerire che potrebbe esserci un problema più grande, più tecnologie in gioco e più casi che ora devono essere indagati”.

Mediterranea: “Don Mattia agiva in accordo con le Autorità ecclesiastiche”

Allarme rilanciato dalla Ong: “Ciò solleva anche la preoccupante possibilità che siano state prese di mira altre persone, oltre a quelle attualmente note al pubblico, e che siano state utilizzate più tecnologie nell’ambito della stessa operazione di sorveglianza. Dovremmo iniziare a chiederci esattamente quali tecnologie possano essere state utilizzate nell’ambito di operazioni di spionaggio di natura governativa, di cui stiamo rivelando l’esistenza”. Mediterranea conclude ricordando che “don Mattia non lavora a titolo puramente individuale, ma svolge un servizio in piena comunione e sintonia con le autorità ecclesiastiche che hanno giurisdizione su queste questioni, come i pastori della Chiesa hanno ripetutamente affermato”.

La domanda resta la medesima: chi ha usato Paragon per spiare giornalisti, attivisti e uomini di chiesa?

La domanda di fondo è sempre la medesima: visto che Paragon ha tutt’ora in essere un contratto con lo stato italiano per l’utilizzo dello spyware, e che Graphite è stato destinato alle strutture di intelligence e alle procure, chi lo ha utilizzato per spiare giornalisti, attivisti e uomini di chiesa? Il ministro Luca Ciriani prima e quello della Giustizia, Carlo Nordio, poi (il quale aveva anche “forzato” il segreto di Stato imposto dal sottosegretario Alfredo Mantovano), hanno ufficialmente escluso in Parlamento che siano stati apparati di intelligence e corpi di polizia a inocularlo nei cellulari nei quali Paragon è stato individuato. Ma non hanno chiarito chi potrebbe essere stato. Una procura? Una struttura di intelligence non ufficiale? L’unica cosa sicura, al momento, è che gli spionaggi di Paragon sono avvenuti in forza di quel contratto sottoscritto con lo Stato italiano.

I dem: “Un mercato parallelo dello spionaggio”

“Pensavamo di aver raggiunto il limite, invece la vicenda dello spionaggio continua ad allargarsi. Ora scopriamo che tra le vittime non ci sono solo giornalisti e attivisti, ma anche un sacerdote, Don Mattia Ferrari. È un fatto gravissimo che conferma la necessità di fare chiarezza su chi abbia condotto questa operazione e per quale scopo. Abbiamo il diritto di sapere da chi e perché sono stati illegalmente spiati”, attacca l’europarlamentare dem, Sandro Ruotolo. “Il governo italiano continua a negare responsabilità, ma non chiarisce il punto centrale: chi sta conducendo questa sorveglianza illegale sul nostro territorio e con quali finalità?”.

Ruotolo ricorda poi che secondo il rapporto “Adversarial Threat Report” di Meta, pubblicato a febbraio 2024, “ci sono aziende di Italia, Spagna ed Emirati Arabi Uniti che forniscono tecnologie di sorveglianza ai governi. Siamo di fronte a un mercato parallelo dello spionaggio che sfugge a qualsiasi controllo democratico, violando la privacy e i diritti fondamentali delle persone. È inaccettabile che tutto questo accada nell’Unione Europea”.

Affondo di Renzi contro Meloni: “Lei scappa senza spiegare”

Anche Matteo Renzi – uno dei più attivi in questa battaglia su Paragon -, è tornato ieri all’attacco: “Don Mattia Ferrari è un sacerdote cattolico molto vicino a Papa Francesco. Il Governo italiano permette di spiare illegalmente un sacerdote tra i più conosciuti e nel frattempo scarcera con il volo di Stato un trafficante di esseri umani. È pazzesco. Se fanno così con i personaggi famosi, immaginate cosa possano fare ai cittadini comuni? E la Meloni che scappa senza dirci di chi è la responsabilità. Andare avanti in questa battaglia è una sfida di civiltà, è una sfida di libertà. Io non mollo #Paragon”, ha scritto sui social.