L’accordo è stato raggiunto. E approvato dal gabinetto di sicurezza israeliano. La tregua in Libano è finalmente realtà e a confermarla, prima dell’annuncio ufficiale degli Stati Uniti, è stato il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, in un discorso alla nazione. La durata dell’accordo, ha spiegato, “dipenderà da ciò che succederà sul terreno”. Come a dire che potrebbe durare poche ore, ma anche mesi. “Se Hezbollah si riarmerà, noi attaccheremo”, ha subito precisato il premier. Sostenendo che però ora le cose sono diverse, perché “Hezbollah non è più quello di prima, lo abbiamo riportato indietro di decenni”.
Netanyahu si è rivolto soprattutto ai suoi connazionali per spiegare le ragioni che hanno portato Israele ad accettare il cessate il fuoco: dalla possibilità di concentrarsi di più su quella che viene definita la minaccia iraniana a quella di far riprendere fiato alle forze armate, passando per l’intenzione di isolare Hamas tagliando i rapporti con Hezbollah. La conferma ufficiale è arrivata nella tarda serata italiana dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha annunciato che entrambi i governi hanno accettato la tregua. Per Biden questo è “un primo passo verso la fine della violenza”.
Le condizioni della tregua in Libano
La tregua scatta ufficialmente questa mattina alle 4 ora locale. La mediazione che ha portato all’intesa si basa sulla Risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (risalente al 2006). Un atto che stabilisce che solo l’esercito libanese e le forze di pace di Unifil possono essere dispiegate al confine del Libano. Previsto invece il ritiro di tutte le forze israeliane in Libano e di quelle di Hezbollah a nord. L’accordo dovrebbe portare anche all’istituzione di un comitato di monitoraggio guidato dagli Stati Uniti (probabilmente in collaborazione con la Francia) per verificare l’attuazione del cessate il fuoco e della Risoluzione 1701, senza la presenza di truppe americane.
La notizia della tregua potrebbe avere conseguenze anche per le truppe italiane impegnate in Libano. E proprio su questo i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato chiedono all’esecutivo cosa succederà: “Chiediamo al governo, in particolare a Tajani e a Crosetto, di venire al più presto in Parlamento per riferire su cosa comporta l’accordo di tregua per i nostri militari di Unifil che insieme all’esercito libanese dovranno far rispettare la risoluzione 1701 entro due mesi. Quale sarà il ruolo che saranno chiamati a svolgere? Ci sarà un cambiamento delle regole di ingaggio rispetto al passato? Gli italiani, in particolare i familiari dei nostri oltre mille soldati presenti in Libano, hanno il diritto di avere subito informazioni chiare”.
Gli ultimi attacchi
Per il primo ministro libanese, Najib Mikati, è fondamentale che il cessate il fuoco venga “messo immediatamente in atto” per mettere fine ai bombardamenti israeliani. Un appello alla comunità internazionale che deriva dagli attacchi, tra i più intensi di sempre, di Israele nelle ultime ore. Fino all’ultimo ha infatti continuato a bombardare il Libano. Tanto che un deputato di Hezbollah ha accusato Tel Aviv di voler “vendicarsi sui libanesi” prima del cessate il fuoco. L’Idf ha proseguito negli attacchi su Beirut, colpendo anche il centro della città dopo gli appelli delle forze armate israeliane a evacuare quattro aree della capitale libanese. Appelli che hanno causato il panico in città, con tantissime persone in fuga. Secondo il ministero della Sanità libanese negli attacchi sono morte almeno 10 persone. Quelli di ieri su Beirut sono stati tra i bombardamenti più intensi dall’inizio del conflitto.