Che il provvedimento sulle liste d’attesa avrebbe chiuso la lista dei decreti elettorali varati dal governo lo aveva promesso la premier.
Ma forse Giorgia Meloni non aveva previsto che il suo piano per risolvere uno dei problemi che maggiormente attanagliano la vita degli italiani – oltre quattro milioni oggi rinunciano a curarsi – sarebbe stato accolto da una selva di fischi.
Questo è avvenuto a inizio giugno quando il Consiglio dei ministri lo ha licenziato, a pochi giorni dalle Europee, assieme a un disegno di legge sempre sulla stessa materia.
Questo è avvenuto ieri quando il decreto è stato, in seconda lettura a Montecitorio, approvato con 171 sì e 122 no. Ed è dunque diventato legge.
Le opposizioni sulle barricate contro il decreto fuffa sulle liste d’attesa
“Diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al servizio sanitario nazionale”, dichiara soddisfatto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, dopo l’approvazione.
Non la pensano così le opposizioni. La principale accusa che muovono, dal M5S al Pd, è che sia un decreto a costo zero. L’unica misura che richiede una copertura, di circa 250 milioni, è quella che riduce le tasse al 15% per i medici che fanno intramoenia per ridurre le liste di attesa.
Ma senza finanziamenti abbattere le liste d’attesa diventa una missione impossibile. Ieri un report di Cittadinanzattiva ci dice che c’è chi deve aspettare 498 giorni per un’ecografia in Italia.
Il calo della spesa sanitaria in rapporto al Pil
Un decreto “fuffa”, senza risorse e che “non inciderà” sui problemi della sanità. Ma che anzi promuove una “privatizzazione strisciante”, con una sanità “che volete a misura di portafoglio”, attacca Elly Schlein in Aula alla Camera.
La segretaria dem accusa che i 3 miliardi sbandierati dal governo vanno a malapena a coprire i rinnovi contrattuali e che la spesa sul Pil per la sanità cala dal 6,6% del 2023 al 6,4 del 2024, e al 6,2 e poi al 6,1 nel 2025 e nel 2026.
“Il decreto del governo sulle liste d’attesa nasce vecchio, perché ricalca quanto già previsto dalla ministra Grillo nel Conte 1, che però a differenza di questo provvedimento aveva messo le risorse. Ed è pessimo, perché spinge ulteriormente verso la privatizzazione della sanità”, denuncia Andrea Quartini, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Scoiali e Coordinatore del Comitato Politico Salute e Inclusione Sociale dei pentastellati.
“Per noi – prosegue Quartini – è inaccettabile fare profitto sul dolore, è inaccettabile la mercificazione della salute e della malattia. Ed è ancora più grave fare propaganda becera sul dolore, strumentalizzarlo come ha fatto l’esecutivo presentando questa operazione mediatica ad una settimana dalle elezioni europee per un indegno e indecente tornaconto di consensi. Questo provvedimento è una mascalzonata, è fuffa, è una scatola vuota”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Alleanza Verdi e Sinistra. “E’ un decreto che illude gli italiani e le italiane, non fa nient’altro per risolvere le lunghe attese. Semmai aumenta la burocrazia, non prevede nuove risorse, nessun piano di assunzioni. È solo un grande bluff. Pretende di risolvere le liste d’attesa senza spendere un euro”, dice Luana Zanella di Avs.
Il governo “commissaria di fatto le regioni e persino le Asl nello stesso momento in cui sbandiera l’autonomia differenziata; fornisce alle regioni una bellissima lista della spesa su cosa devono fare (più assunzioni, più prestazioni ai privati accreditati, etc.) ma senza i soldi necessari; dice di consentire il superamento del tetto di spesa per assumere medici e infermieri ma allo stesso tempo si ammette che quel tetto rimane. Presentarsi con un decreto che è il vuoto pneumatico di fronte a questa situazione è un’incredibile mancanza di senso di responsabilità”, dichiara da Italia viva Davide Faraone.