C’è un qualcosa di largamente paradossale sul tema del salario minimo. Mentre Lega e Pd continuano a chiedere a gran voce l’approvazione di misure che garantiscano un guadagno minimo per i lavoratori, non pronunciano una sola parola di apertura sulla proposta più strutturata in campo oggi, che è quella del Movimento cinque stelle. Ed è proprio su questo punto che ieri il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha battuto nella presentazione del programma per le europee del Movimento 5 stelle.
“Il salario minimo è nel contratto di governo, ma anche nei programmi elettorali di Lega e Pd. Quindi sia Lega che Pd devono spiegarmi perché non votano il salario minimo”, ha detto il leader pentastellato. “Non credo che la Lega arriverà a tanto anche perché il salario minimo, che mi chiedono le imprese per evitare il dumping, era nel contratto di Governo”, ha aggiunto il capo politico del M5S. Quella sul salario minimo, dunque, si aggiunge alle tante stoccata che negli ultimi giorni Di Maio ha lanciato all’indirizzo del Carroccio, dalla questione delle dimissioni di Armando Siri fino alla partita sulle province.
Ma nel conto di chi dovrebbe fare di più e parlare meno, c’è anche il Pd. Proprio ieri Maurizio Martina è tornato a ribadire che “il salario minimo legale per chi non è coperto da contratto nazionale è un’urgenza del Paese”. Ed è per questo, ha aggiunto l’ex segretario dem, che “il Pd deve fare di tutto per imporre questa novità a tutela della dignità di tanti lavoratori”. Ciò vuol dire che si lavorerà sul testo ora in discussione in commissione Lavoro a prima firma Nunzia Catalfo? Niente affatto, considerando che Nicola Zingaretti ha già detto che non c’è discussione su quel disegno di legge.
Molto meglio, dicono dal Nazareno, ragionare sul testo presentato da Tommaso Nannicini che, pur essendo sul salario minimo, ha la particolarità di non prevedere alcuna soglia sul salario minimo. Nulla di nulla. A differenza di quello M5S che fissa a 9 euro lordi all’ora tale soglia minima. Ed è anche per questa ragione che, dopo la battaglia che ha portato all’approvazione del Reddito di cittadinanza, ora il Movimento non vuole mollare sul salario minimo, ma anzi alzare ancora di più il ritmo della battaglia: “Se veramente vogliamo contrastare le delocalizzazioni – ha detto non a caso ieri Di Maio – il salario minimo non lo dobbiamo fare solo in Italia, ma a livello europeo. La fase uno l’abbiamo fatta con il decreto dignità e avevamo ragione, ora noi faremo in Italia il salario minimo, mi aspetto un’approvazione in Senato e poi passare alla Camera”.
E questa misura non aiuterà solo i lavoratori ma anche gli imprenditori dato che, ha detto ancora il vicepremier, “i primi che mi stanno chiedendo il salario minimo sono proprio loro, che si vedono sorpassati da furbetti che fanno concorrenza pagando meno i dipendenti”. Insomma, il tempo delle chiacchiere è finito: il Movimento vuole fare sul serio e vuole sfidare Lega e Pd su un campo riguardo il quale anche loro si sono pronunciati in campagna elettorale. E, dunque, non dovrebbero avere alcuna forma di problema. A meno che, come troppo spesso sembra, tutto non venga detto e fatto solo per meri interessi elettorali e nulla più.