Occhio ai bambini, se siete a piazza Navona: la mostra “Con la boca abierta”, la prima retrospettiva tematica di Cristina García Rodero, allestita nelle sale dell’Instituto Cervantes, non fa per loro. Nudità esibite, donne che si baciano, atti sessuali: nelle fotografie presentate nello spazio espositivo spagnolo se ne vedono di tutti i colori. Sì, perché la fotografa è sempre stata maestra nel ritrarre la società quotidiana, diurna e notturna, nelle sue infinite sfaccettature. E quindi anche il sesso è protagonista.
Le opere di Cristina partono dai primi lavori fotografici della fine degli anni Settanta del secolo scorso fino a quelle più attuali. La mostra è composta da più di cinquanta foto, scelte tra le oltre trentamila passate al vaglio prima dell’esposizione. La maggior parte sono inedite, riscattate ora per un progetto che la fotografa ha tenuto per quarant’anni nel cassetto, per lasciare adesso noi spettatori “a bocca aperta”, così come i protagonisti delle sue opere. La quantità di scatti fotografici che la Rodero realizza nei suoi reportage è così estesa che, prima o poi, nei suoi negativi, appaiono personaggi che sbadigliano, gridano, si meravigliano, ridono a crepapelle o fanno smorfie di dolore, in una serie infinita di varianti ideate proprio per lasciane a bocca aperta il visitatore.
Questo filo conduttore ci guida attraverso quaranta anni di carriera, dagli angoli più vicini alla sua città natale Puertollano fino a quelli più sperduti del globo, passando per avvenimenti attuali come il Burning Man Festival in Nevada o le Love Parade in Germania. Da queste ultime immagini arrivano le sensazioni più forti, quelle che evocano disinibizioni scandalistiche. Dal carattere più etnografico e rurale a quello più avanguardista, nulla viene lasciato intentato. Tutto questo senza perdere il tocco di genialità nel suo modo di raccontare quello che succede nel mondo, e che le ha dato l’opportunità di essere l’unica fotografa spagnola inserita nel gruppo dei professionisti della prestigiosa Agenzia Magnum.
La mostra comincia con una foto della nascita di un bambino che, all’esalare il suo primo respiro, ci consegna il principio di tutto. Da quel punto si naviga, ed è proprio il caso di dire “a vista”, tra i più intimi sentimenti dell’essere umano, catturati magistralmente dalla profondità e dalla verità che Cristina impronta nel suo lavoro, terminando il viaggio fotografico con l’ultimo sospiro di una veglia funebre in Georgia. E tra la nascita e la morte, non poteva mancare il sesso, in ogni sua forma. In un formidabile bianco e nero che, come sempre, permette ancora di più di apprezzare il contenuto del lavoro fotografico.
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