Una pensione anticipata di massimo 3 anni, sotto forma di prestito da parte di una banca. Da restituire entro 20 anni. Il Governo ha illustrato il progetto ai sindacati nel corso di un incontro per ritoccare l’uscita dal mondo del lavoro per i nati dal 1951 al 1955. L’Anticipo pensionistico (Ape) dovrebbe essere sperimentata per tre anni, a cominciare dal 2017. Il costo per le casse dello Stato è stato stimato in 700 milioni di euro al massimo. L’obiettivo di Palazzo Chigi sarebbe quello di avvantaggiare disoccupati e lavoratori con redditi più bassi.
Il piano prevede “l’anticipo finanziario della pensione netta per gli anni che mancano alle pensione di vecchiaia. Nessuna penalizzazione, ma solo una rata di ammortamento di 20 anni, con la copertura assicurativa e una detrazione fiscale sulla parte del capitale anticipato per alcuni soggetti più deboli e meritevoli di tutela”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini. “Il coinvolgimento degli istituti finanziari, delle banche e delle assicurazioni, non viene fatto per una questione ideologica, ma nasce esclusivamente dal rispetto dei vincoli di bilancio, visto che è di 10 miliardi la stima dei costi previsti per la flessibilità in uscita”, ha puntualizzato Nannicini. Inoltre, per il lavoratore non cambierà molto: sarà comunque l’Inps a interfacciarsi con gli intermediari finanziari.
Un capitolo delicato sulla pensione anticipata, comunque, riguarda il sistema di “penalizzazioni” degli assegni. Secondo il progetto descritto dal Governo dovrebbero essere in media del 3-4%, con un’oscillazione da un minimo dell’1% a un massimo dell’8%. Ma su questo aspetto i sindacati stanno facendo approfondite valutazioni.