Se non ci fosse, Roberto Cingolani sarebbe da inventare. Se fosse già inammissibile che un ministro di qualunque dicastero vaneggi di energia nucleare dopo che questa maggioranza è nata anche per una svolta in campo ambientale, desta ancora più stupore che a parlare di nucleare sia il ministro della Transizione ecologica. Si raggiungono poi livelli incredibili quando queste dichiarazioni vengono fatte a scuola, dinanzi a ragazzi e ragazze. Dunque, al futuro.
Eppure è proprio quello che è accaduto ieri. “È certo che il nucleare ci sarà nella tassonomia europea della finanza sostenibile, lo hanno già anticipato; è una fonte che non produce Co2”, ha detto nel corso di un incontro sul web con gli studenti delle superiori. Certo, è vero che una settimana fa, l’Unione europea ha inserito nucleare e gas tra le fonti di energia utili alla transizione verde. Ma è anche vero che ci sono dei referendum chiari in Italia.
E allora? “Noi abbiamo votato dei referendum che hanno escluso il nucleare. Era il nucleare di prima generazione, non quello di cui si parla adesso. In futuro, quando avremo tutti i dati sui costi per megawatt, sulla produzione di scorie radioattive, su quanto sono sicure (le centrali di quarta generazione, ndr), allora il paese potrà prendere le sue decisioni, con un altro referendum, con leggi”, ha detto il ministro.
Oggi, dice Cingolani, “la mia posizione di tecnico è che non farei le centrali di prima e seconda generazione, che sono complesse e hanno problemi con le scorie radioattive. Sono sicuro che vadano studiati i piccoli reattori modulari (le centrali di quarta generazione a fissione, ndr), che sono in pratica motori di navi nucleare, sono piccoli e più sicuri. Da lì potrebbero arrivare ottime notizie in termini di costi e benefici”. Insomma, per Cingolani non ci sono dubbi: sì al nucleare.
(QUASI) TUTTI ZITTI. La cosa particolare, anche rispetto ad altre volte, è che ieri poche sono state le voci critiche che si sono alzate. Nessuna parola, per dire, da Leu o Pd. A parlare, però, sono stati i Verdi con Angelo Bonelli ed Eleonora Evi: “Siamo in presenza di un vero e proprio golpe energetico di un ministro che, senza alcun mandato del Parlamento, lavora per il ritorno al nucleare in Italia e ha dato il via libera al nucleare nella tassonomia verde EU”.
A rincarare la dose i pentastellati (“Si parli di futuro”) e poi i deputati di Alternativa: “È gravissimo che il ministro della Transizione ecologica si metta a propinare agli studenti italiani malsane idee sul nucleare. Non ha alcun mandato né dal Parlamento, né dai cittadini per promuovere una tecnologia che ancora non esiste (il nucleare di quarta generazione) e sconfessare l’esito di due quesiti referendari. A nome di chi parla?”.
I RADICAL CHIC. C’è da dire, d’altronde, che non è la prima volta che le dichiarazioni di Cingolani lasciano perplessi. Basti pensare alle tante critiche riservate a Greta Thunberg (leggi l’articolo): “Credo che se c’è qualcuno che non fa blablabla sono io. Greta l’ha detto a me ma anche agli altri attivisti che ci sono rimasti molto male. Quando uno dice che tutto il mondo è fatto da imbecilli poi deve farsi qualche domanda”, ha sottolineato. Il problema per il ministro pare a volte che siano più gli ambientalisti che gli aziendalisti. Esattamente come quando disse che “il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica”. Argomentazioni da Nobel, non c’è che dire.