Appena il social network più “adolescente” del momento è sbarcato in Italia, Matteo Salvini non ha perso tempo: subito è spuntato il canale official del segretario della Lega su TikTok. E nonostante i ragazzini che popolano il social chiedano a gran voce che i politici si facciano da parte perché vogliono solo divertirsi tra lip-sync e challenge create ad hoc sulle canzoni del momento, il leader della Lega Nord prova a fare il simpatico con i lip-sync mentre beve un succo di albicocca o un video sui Nutella Biscuits (“Li avete finiti? È colpa di Salvini”).
Totalmente inconsapevole, però, dei rischi. Già, perché mentre il Capitano canta e si diverte, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir) ha consegnato in Parlamento la relazione “sulle politiche e gli strumenti per la sicurezza informatica, a tutela dei cittadini, delle istituzioni, delle infrastrutture critiche e delle imprese di interesse strategico nazionale”. Ebbene, nel corposo dossier – udite, udite – trova spazio proprio TikTok, in un capitolo del dossier dal titolo non banale: “La tutela dei dati personali”. Il Copasir, dopo essersi soffermato sul caso di Cambridge Analyitica e sul “massiccio prelievo di dati da parte delle grandi piattaforme, che li utilizzano per la ‘profilazione’ degli utenti, a scopi prevalentemente, ma non esclusivamente, commerciali”, cita proprio TikTok.
DATI PERSONALI A RISCHIO. Il social di provenienza cinese, spiega il Copasir, “conta circa 500 milioni di abbonati ed è utilizzato in larga parte da giovani al di sotto dei 18 anni”. Eccezion fatta per Salvini, naturalmente. Ebbene, anche in questo caso, spiega il Comitato parlamentare per la Sicurezza, “si segnalano i rischi derivanti dai possibili utilizzi dei dati raccolti mediante l’attività di profilazione degli utenti, attraverso la raccolta dei dati presenti negli account, al fine di personalizzare i contenuti dell’applicazione”. Salvini, ignaro del rischio, si è buttato a capofitto sul social netowrk. Ma non è tutto: è quantomeno curioso che nulla abbia detto il presidente dello stesso Copasir, il leghista Raffaele Volpi. Insomma, il comitato presieduto dal leghista mette in guardia sull’utilizzo di TikTok, mentre il segretario del suo stesso partito, con tanto di Bestia al seguito, ne fa un uso massiccio.
MULTE IN USA, SILENZIO IN ITALIA. Ma non è tutto. Proprio per questa attività dubbia del social network made in China, il Copasir ricorda che all’azienda è stata inflitta una multa da 5,7 milioni di dollari, comminata nel febbraio 2019 dall’Agenzia governativa americana per la tutela dei consumatori. Il motivo? Aveva raccolto i dati personali di minori di 13 anni senza il consenso dei genitori. Non solo: “a seguito di denunce da parte di alcuni parlamentari americani, il Governo degli Stati Uniti ha recentemente aperto una indagine, volta ad accertare se l’azienda, attraverso la raccolta di dati personali, possa non solo mettere a rischio la privacy dei cittadini americani, ma rappresentare un pericolo per la sicurezza nazionale”.
Zero problemi, invece, per chi fino a poco tempo fa guidava il ministero dell’Interno, cioè l’organo preposto alla sicurezza dello Stato. Il Copasir, e dunque anche il presidente leghista Volpi, “ritiene necessario che sia in sede Ue sia a livello nazionale vengano assunte iniziative idonee a garantire il rispetto e la tutela dei dati personali, disciplinando con rigore le attività consentite […] ai social network”. Chissà cosa ne pensa il segretario leghista.