Il governo decide di blindare il ddl costituzionale sulla separazione delle carriere e Forza Italia fa marcia indietro sull’emendamento che vietava il sorteggio per i componenti laici del Csm. Non sarà messo ai voti.
Dopo sei mesi di discussione in commissione Affari Costituzionali, l’accordo di maggioranza era di non presentare emendamenti in aula alla Camera che potessero rallentare l’iter di una delle riforme che il governo Meloni punta a portare a casa nel 2025, il ddl costituzionale che separa le carriere dei magistrati requirenti e giudicanti e istituisce due distinti organi di autogoverno: il Consiglio superiore della magistratura giudicante e il Consiglio superiore della magistratura requirente.
Forza Italia fa marcia indietro sul no al sorteggio per i laici
Ma alle 12 di martedì, quando era scaduto il termine per gli emendamenti, tra le circa 180 proposte di modifica – quasi tutte dell’opposizione – ne sono spuntate tre di Forza Italia, di cui due che cambiano parte dell’innovativo sistema di sorteggio ideato per scegliere i componenti dei due nuovi Csm e dell’Alta Corte disciplinare.
Per FI il sorteggio deve restare solo per individuare i membri togati. Per gli altri componenti, un terzo, devono rimanere invariate le norme della Costituzione vigente: devono essere scelti cioè dal Parlamento in seduta comune.
Fonti parlamentari di Forza Italia hanno spiegato che il dibattito sul non esautorare il Parlamento rispetto alla scelta dei membri laici del Csm risale all’avvio dell’esame del ddl Nordio in Commissione.
Una questione – quella della centralità delle Camere – che sta a cuore a tutti i gruppi ma che non è riuscita a portare a una sintesi in una maggioranza divisa sul dilemma “sorteggio o elezione?”. Le iniziali perplessità di FdI sarebbero state quelle di non indispettire ancora di più la magistratura: una diversa modalità di scelta dei componenti del Csm (per sorteggio i togati, per elezione parlamentare i laici) potrebbe essere percepita come un altro attacco verso i magistrati.
Ieri la marcia indietro degli azzurri. “FI, con i suoi emendamenti, ha inteso sottolineare la funzione centrale del Parlamento nella individuazione dei membri laici del CSM. Ciò nonostante, d’accordo con il ministro Nordio, si è deciso di ribadire tali principi nella successiva, necessaria legge ordinaria. Sicché, pur di evitare il rischio di qualsiasi rallentamento nella definizione dell’iter della riforma costituzionale, riguardante la giustizia, DNA del partito, FI non sottoporrà al voto gli emendamenti in questione”. È quanto si legge in una nota del gruppo Forza Italia della Camera.
Nordio blinda il provvedimento: è la madre di tutte le riforme
“Per quanto riguarda il sorteggio, di cui non sono un accanito sostenitore, si è reso necessario per interrompere quel ‘cursus honorum’ per cui appartenere a una corrente voleva dire avere in automatico una prospettiva, magari anche andare al Csm”, aveva spiegato a Sky Tg24 il vice ministro alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto.
“Abbiamo dovuto in un certo senso ricomporre questa dialettica interna perché il provvedimento deve essere blindato. Eventuali correzioni porterebbero uno slittamento di quella che per noi è la madre di tutte le riforme e quindi abbiamo raggiunto un accordo che questi emendamenti saranno gestiti in un altro modo”, ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, uscendo da Palazzo Chigi, dopo un incontro con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
“La Separazione delle carriere è incompatibile con i principi della nostra Carta costituzionale e con gli obblighi che l’Italia ha assunto in ambito europeo. Il Ddl spezza l’unità della magistratura e la sua unitaria cultura giuridica. Il sistema giudiziario diviene così vulnerabile alle ingerenze della politica”, ha detto il deputato M5S Alfonso Colucci, illustrando la pregiudiziale M5S di costituzionalità al ddl respinta dall’Aula.
Intanto il Plenum del Csm boccia la riforma: “Non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”
Intanto con 24 voti, compresi quelli di tutti i membri togati (oltre a due laici e due membri di diritto), il Csm ha approvato un parere particolarmente critico nei confronti di questa riforma. Secondo la proposta A, votata quindi a grande maggioranza dai consiglieri, la separazione delle carriere “non trova riscontro nella giurisprudenza costituzionale”.