Anche il contratto di governo firmato da Lega e M5S nel 2018 tra i suoi impegni contava quello di riordinare il sistema del welfare, prevedendo la separazione tra previdenza e assistenza. Ma la questione è annosa. E’ dal 1989 che il legislatore si è proposto questo obiettivo, istituendo presso l’Inps una speciale Gestione degli interventi assistenziali (Gias) da finanziarsi a carico dell’erario. A favore di questo intervento si sono dichiarati i principali sindacati (Cgil, Cisl, Uil) ma finora il progetto non è decollato. Un primo passo lo fa ora la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo.
Si è insediata, ieri, la Commissione tecnica incaricata dello studio sulla classificazione e comparazione, a livello europeo e internazionale, della spesa pubblica nazionale per finalità previdenziali e assistenziali. Dell’organismo fanno parte i rappresentanti del ministero del Lavoro, del Mef, della Salute. E ancora: Istat, Inps, Inail, Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Alleanza cooperative italiane, Cna, Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal.
La Commissione si riunirà con cadenza quindicinale con l’obiettivo di stilare un primo rapporto nel mese di giugno. Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha sostenuto che le spese per le pensioni se depurate dai numeri dell’assistenza sono in linea con la media europea. Ma c’è chi sostiene che dietro l’esigenza di separare le due voci ci sia la volontà di ridurre la gravità del problema della sostenibilità del sistema pensionistico.
Previdenza, sanità e assistenza rappresentano le tre grandi aree di intervento delle istituzioni pubbliche e private attraverso cui si esplica l’attività di protezione sociale. Il peso delle tre componenti è piuttosto stabile nel tempo (dati dell’Annuario Istat 2020) con una netta prevalenza della spesa previdenziale (68% nel 2019), seguita da quella sanitaria (21,4%) e da quella assistenziale (10,6%). Le prestazioni previdenziali sono le pensioni, finanziate con i contributi versati dai lavoratori e dalle aziende.
Le prestazioni assistenziali, invece, sono quelle di sostegno al reddito, che – come scrive l’Inps – “tutelano i lavoratori che si trovano in particolari momenti di difficoltà della loro vita lavorativa e provvedono al pagamento di somme destinate a coloro che hanno redditi modesti e famiglie numerose”. Non sono quindi finanziate con i contributi dei lavoratori, ma più in genere dal bilancio dello Stato (la cosiddetta “fiscalità generale”).
Tra le prestazioni assistenziali collegate al reddito ci sono, per esempio, gli assegni mensili per gli invalidi, le indennità di disoccupazione e il reddito di cittadinanza. In realtà, distinguere tra previdenza e assistenza è più complesso di quello che sembra e questo si riflette anche nelle rilevazioni statistiche. Chissà che ora si riesca finalmente a fare chiarezza.