Da poco è tornato in libreria con Amore mio come sei cambiato (Piemme), interessante saggio scritto a quattro mani con la psicologa Cristina Cattaneo, a 40 anni da Innamoramento e amore, vera e propria pietra miliare nella conoscenza sociologica del rapporto che lega due persone. Non è un caso, infatti, che il professor Francesco Alberoni abbia il quadro chiaro della direzione intrapresa dalla nostra società, martoriata da femminicidi che sembra non trovino risposta neanche nella giustizia. “Ho l’impressione che in certi campi, quelli in cui giocano un ruolo-chiave le emozioni, e dunque il settore familiare e quello amoroso, occorra una grande delicatezza e un grande sapere. E invece talvolta il giudice è superficiale, lo stesso il politico, l’avvocato uguale. Pensi alle cause di divorzio: l’obiettivo non è risolvere il problema, ma far pagare l’altro. E alla fine si peggiorano le relazioni anziché migliorarle”.
Eppure del femminicidio, per esempio, si parla da anni e anni.
“Il fatto che se ne parli non evita che ci siano. Per parlarne bisogna innanzitutto capire cosa siano. Spesso, invece, sentiamo parlare di raptus. Col cavolo che sono dei raptus”.
In che senso?
“Il femminicidio è omicidio premeditato, non c’è alternativa. Parliamo di persone che litigano con la moglie o con la compagna e poi maturano la decisione di uccidere. E allora venire a raccontare della “tempesta emotiva” come capitato pochi giorni fa (con il caso di Olga Matei, ndr) non trova giustificazione”.
Da cosa dipende, secondo lei?
“Io sono convinto che lo studio dei processi emotivi profondi sia una cosa che tutti dovrebbero prendere sul serio”.
Cosa che oggi non si fa?
“I giudici non hanno la scienza infusa. Sui processi amorosi non sanno nulla di nulla e danno dei giudizi. Siamo a livello di Facebook e di Maria De Filippi qui. L’animo umano è un abisso, sondabile solo con grande accuratezza. Se sapesse cosa c’è dietro all’amore… Queste cose non si possono non prendere sul serio”.
Cosa c’è dietro l’amore “malato”?
“Spesso abbandono e frustrazione. E poi rancori maturati e dunque vendetta e punizione. Per questo le parlavo di premeditazione. E poi c’è il costante aumento di consumo di alcol e droga, sostanze che alterano lo stato del soggetto. Il problema è che gli strumenti che abbiamo a disposizione dal punto di vista della prevenzione sono decisamente scarsi”.
Cosa manca secondo lei?
“Si dovrebbe intervenire molto tempo prima di quanto si fa oggi. L’omicidio è l’atto finale di un processo. Ma pensi a che vita infame conducono alcune persone, o perché si è soli o perché ci si odia e si convive nell’odio, nel rancore e nella vendetta”.
E questi interventi non si possono improvvisare.
“Per conoscere l’animo umano, tu devi parlare a lungo con le persone, conoscere i suoi desideri, le sue frustrazioni, cosa sperava e cosa ha invece trovato. La gente piange, la gente sta male, ha paura. Ma queste cose non vengono fuori tra vicini di casa. Servono esperti per scavare l’animo”.
C’è un malessere sociale dietro tutto questo?
“C’è una società che è enormemente cambiata, una società che è stata patriarcale fino a 50 anni fa. Fino ad allora la donna doveva stare in una posizione di sudditanza. Quella situazione, però, oltre a dare alla donna una gabbia, assicurava anche una grossa protezione. Oggi, invece, la donna ha per fortuna grande autonomia. Ma al tempo stesso è molto sola e molto esposta. E tutto questo fa da sfondo a una società che vive un malessere profondo perché confusa, sotto tutti i punti di vista”.
E i politici in tutto questo?
“Studino anche loro! Cosa vuole discutere in Parlamento oggi”.