Fumata bianca per il Celeste. E vitalizi garantiti per tutti. Grazie a Lega e Forza Italia. Dopo due ore scarse di discussione, con tre voti a favore (il presidente forzista Luigi Vitali e i due leghisti Ugo Grassi, ex Movimento 5 Stelle, e Pasquale Pepe) e due contrari (Valeria Valente, Pd, e Alberto Balboni, Fdi), il consiglio di garanzia del Senato ha confermato ieri sera la sentenza di primo grado con cui lo scorso 15 aprile è stato restituito il vitalizio a Roberto Formigoni, l’ex governatore della Lombardia oggi agli arresti domiciliari dopo la condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi per corruzione. Con tanti saluti non solo alla battaglia M5S contro i vitalizi, ma anche all’ex presidente del Senato Pietro Grasso e alla delibera, da lui fortemente voluta, che nel 2015 ha sospeso gli assegni previdenziali ai senatori impresentabili.
Delitto perfetto: Lega e Forza Italia ridanno il vitalizio a tutti i condannati
Con tanti saluti non solo alla battaglia M5S contro i vitalizi, ma anche all’ex presidente del Senato Pietro Grasso e alla delibera, da lui fortemente voluta, che nel 2015 ha sospeso gli assegni previdenziali ai senatori impresentabili. “Il condannato per corruzione Formigoni riprende il vitalizio, e con lui gli altri ex senatori riconosciuti colpevoli di gravi reati. Dal Senato arriva un nuovo schiaffo ai cittadini italiani” hanno subito tuonato Paola Taverna, vice presidente del Senato, Laura Bottici, questore, e Gianluca Perilli, ex capogruppo. “La Lega e Forza Italia se ne assumono la responsabilità di fronte al Paese”.
Come no? Sulla firma del provvedimento non c’è, infatti, alcun dubbio: Lega e Forza Italia hanno vinto in primo grado, Lega e Forza Italia nel secondo. Con il voto determinante, in entrambi i casi, dei due transfughi M5S passati con Salvini: Alessandra Riccardi e Ugo Grassi, avvocato la prima e ordinario di diritto civile il secondo. Paradossalmente, proprio la battaglia-chiave del M5S sul reddito di cittadinanza è diventata la principale argomentazione per mettere in salvo le pensioncine dei condannati.
Riconoscendo al trattamento post mandato dei parlamentari un “carattere previdenziale“, soprattutto dopo l’introduzione del “calcolo interamente contributivo”, la commissione contenziosa ha applicato la legge sul reddito e la pensione di cittadinanza al vitalizio: si può sospendere l’assegno solo a chi è stato condannato per reati di tipo mafioso o per terrorismo, o ai latitanti che hanno condanne per altri reati superiori a due anni di carcere. Dunque non a Formigoni, condannato solo per corruzione, e nemmeno a Ottaviano Del Turco e a tutti gli ex parlamentari rimasti a secco.
Il Senato restituisce il bottino agli impresentabili
Elisabetta Serafin, segretario generale del Senato, per conto dell’amministrazione ha subito fatto ricorso contro la sentenza Caliendo. Ma le speranze erano a zero: tutta la partita dei vitalizi è stata fortemente segnata, fin dall’inizio della legislatura, da un’accorta regia di Forza Italia. Se a difendere la maggior parte dei ricorrenti è stato Maurizio Paniz, ex deputato azzurro, a guidare gli organi giudicanti ha trovato amici forzisti come Giacomo Caliendo. Ovvero il sottosegretario alla Giustizia nel governo Berlusconi IV, e Luigi Vitali.
A nominarli è stata un’altra berlusconiana di ferro, la presidente del Senato Elisabetta Casellati, ex sottosegretario alla Giustizia insieme a Caliendo. E sempre lei ha scelto come membro esterno della contenziosa l’ex “toga azzurra” Cesare Martellino. A sua volta grande amico di Nitto Palma, il suo attuale capo di gabinetto. Sì, è lo stesso Palma che era Guardiasigilli all’epoca in cui Casellati e Caliendo erano a via Arenula; e che poi, da ex senatore, ha firmato (e poi ritirato dopo la denuncia della Notizia) uno dei 772 ricorsi alla contenziosa contro il taglio ai vitalizi. Praticamente una partita tra amici. Formigoni compreso.