“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva”. È quanto ha detto, in Aula al Senato, la senatrice a vita Liliana Segre presiedendo la prima seduta della nuova legislatura.
L’intervento di Liliana Segre a Palazzo Madama è stato accolto con una standing ovation quando la senatrice ha parlato della Marcia su Roma e della Shoah
L’intervento di Liliana Segre è stato accolto dall’Aula del Senato con una standing ovation e i senatori in piedi nel passaggio in cui la senatrice a vita ha citato la Marcia su Roma, la Shoah e il ricordo di lei bambina che dai banchi di scuola è arrivata allo scranno più alto del Senato.
“In questo mese di ottobre – prosegue – nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica”.
“Ed il valore simbolico – ha aggiunto la Liliana Segre – di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato!”.
“In Italia – ha aggiunto Segre – il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà; una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica”.
“Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali – ha detto ancora la senatrice a vita Liliana Segre – anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date ‘divisive’ anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?”.