di Sergio Patti
Il ballo del mattone non si vede più da un pezzo. Colpa della crisi. Colpa delle banche. Colpa dei mutui. Fatto sta che il settore tradizionalmente volano dell’economia è oggi la prima vittima di un mercato che non c’è. L’ultimo dato è spettrale: i volumi di compravendita delle abitazioni nel 2012 sono calati del 25,7% rispetto all’anno scorso, mentre il valore di scambio complessivo scende, parallelamente, di quasi 27 miliardi di euro. Tiene, invece, l’indice di accessibilità (affordability index), che misura la possibilità di accesso delle famiglie italiane all’acquisto di un’abitazione.
Sono questi soltanto alcuni dei dati contenuti nel Rapporto immobiliare 2013 sull’andamento del mercato residenziale nel 2012, realizzato dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate in collaborazione con l’Abi (l’associazione bancaria italiana) presentato ieri a Roma. Lo studio contiene un’analisi completa sugli andamenti delle compravendite di abitazioni e sulle tipologie dimensionali, sul valore monetario dei volumi scambiati, sulla quantità e distribuzione dei mutui ipotecari.
Capoluoghi più fortunati
La forte riduzione per il mercato delle abitazioni rispetto al 2011 si è concentrata più nei comuni non capoluogo, -26,1%, che nei capoluoghi, -24,8%. Fortissima la diminuzione del valore di scambio complessivo, stimato in circa 75,4 miliardi di euro, quasi 27 miliardi di euro in meno del 2011; una perdita complessiva delle compravendite del 22,4% rispetto al 2011, nelle otto principali città italiane, Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Genova, Bologna e Firenze. In pratica, per le grandi città il valore di scambio stimato delle abitazioni è pari a circa 19,5 miliardi di euro, con una perdita di 5,7 miliardi di euro, -22,5%, rispetto al 2011. L’edilizia finisce così in ginocchio. Colpa di quelle stesse banche che oggi presentano bilanci disastrosi e conti in rosso proprio per i crediti concessi troppo allegramente al settore delle costruzioni. E’ infatti proprio il crollo dei mutui a bloccare quasi sempre la compravendita di nuove abitazioni. Un crollo che ieri nello stesso rapporto l’Abi ha confessato candidamente. Dunque, un cane che si morde la coda. E intanto l’economia affoga.