Sempre più famiglie verso la povertà. È questo l’allarme dell’Antitrust secondo cui “al forte aumento dei tassi praticati a famiglie e imprese per i prestiti bancari non è seguito un corrispondente aumento dei tassi di interesse riconosciuti ai depositanti”. C’è quindi “l’esigenza di un dialogo tra banche e clientela che porti a una maggiore remunerazione dei depositi e dei risparmi. Ciò si rende particolarmente necessario anche alla luce del fatto che, nel corso del 2022, oltre la metà delle famiglie (55,5%) ha eroso i propri risparmi a causa dell’aumento generale dei prezzi”.
La povertà avanza
Così il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Roberto Rustichelli, nel corso della Relazione Annuale sull’attività svolta nel 2022. Il numero uno dell’Agcom evidenzia come nel 2022 il Pil dell’Italia abbia recuperato pienamente “i livelli pre-pandemici, ma gli squilibri tra domanda e offerta di materie prime e in particolare quelle energetiche, hanno contribuito ad alimentare una dinamica inflattiva progressivamente crescente, anche se gli interventi di politica monetaria consentono di intravedere i primi segnali di normalizzazione”.
“Tensioni inflattive ancora importanti – prosegue -, impongono che l’attenzione della politica economica continui ad essere rivolta anche alla figura del consumatore, la tutela del suo benessere assume la dimensione non solo individuale e non solo economica, ma anche collettiva e sociale soprattutto quando aumentano le diseguaglianze e si ampliano le fasce di povertà. Come ripetono sempre gli economisti: è la tassa più odiosa, colpisce i bisognosi più dei ricchi e pesa particolarmente sui lavoratori a reddito fisso”.
Il nodo della concorrenza
Rustichelli, inoltre, parla dell’attività di tutela della concorrenza “non è diretta a ridurre le fisiologiche imperfezioni dei mercati, ma è volta ad assicurare che il loro funzionamento non sia distorto da comportamenti patologici delle imprese che configurano precise violazioni di legge. Del resto, anche in una fase di instabilità macroeconomica, il valore degli interventi a tutela della concorrenza va letto in una prospettiva di medio periodo. In quest’ottica, le numerose istruttorie in corso non hanno solo un valore contingente, ma anche prospettico.
“Dalla stima effettuata secondo la consolidata metodologia sviluppata dall’OCSE, emerge che gli interventi dell’Autorità in materia di concorrenza – spiega – hanno generato benefici a favore delle imprese e dei consumatori di circa un miliardo nel 2022 e di cinque miliardi e mezzo negli ultimi quattro anni”.
“I costi, i tempi e le incertezze correlati all’accesso alla giustizia nel nostro Paese sono ancora tali da indurre molti consumatori a desistere dal richiedere la tutela giudiziale risarcitoria dei propri diritti violati. Consapevole di questa situazione, l’Autorità ha continuato a valorizzare e a dare piena attuazione al potere di accogliere impegni ristoratori da parte delle imprese a beneficio dei consumatori interessati dall’infrazione, al fine di assicurare con il proprio provvedimento la più ampia e concreta soddisfazione dei danneggiati. All’uopo negli ultimi tre anni 737.000 consumatori hanno ricevuto dalle imprese rimborsi per oltre 40 milioni di euro”.
La legalità
Poi la legalità. “Accanto all’enforcement della disciplina antitrust, in un’ottica di complementarietà per favorire il buon funzionamento dei mercati, l’Autorità attribuisce il rating di legalità, uno strumento di natura premiale volto a riconoscere benefici alle imprese che operano nel rispetto di stringenti standard di legalità, incentivando i comportamenti etici in ambito aziendale”.
“Nel periodo gennaio 2022-maggio 2023, gli interventi in materia di rating di legalità ammontano a 8.794, mentre le imprese attualmente titolari del rating sono oltre 11.000, con un aumento del 12% rispetto al valore registrato lo scorso anno”.
L’Europa deve agire subito contro la povertà
Infine, l’Europa. “Nella relativa Comunicazione la Commissione prevede di concentrarsi, nel breve periodo, su strumenti esistenti, e di elaborare, guardando ad un orizzonte più ampio, una risposta strutturale al fabbisogno di investimenti attraverso la costituzione di un fondo sovrano europeo”.
“È una strada da percorrere con coraggio e determinazione, mettendo da parte il più semplice, ma effimero ricorso a misure di sostegno nazionali, a maggior ragione in un frangente in cui il quadro della competizione internazionale si fa più sfidante e, dunque, occorre proseguire gli sforzi corali per dotarsi di strumenti adeguati”.
“Questa – evidenzia -, è la direttrice da seguire perché l’Europa possa rispondere alle nuove sfide in modo coordinato e mantenere così un ruolo da protagonista sullo scenario globale. Una delle maggiori sfide che occorre affrontare per il pieno dispiegarsi delle potenzialità dell’Europa unita, riguarda la salvaguardia del mercato unico. Un mercato finora ancorato al principio di concorrenza che ha consentito a persone, beni e servizi di muoversi liberamente, garantendo sviluppo e prosperità per quasi 70 anni.
Il contesto geopolitico pesa sulla povertà
“Il drastico peggioramento del contesto geopolitico e la vulnerabilità delle catene del valore – sottolinea Rustichelli – hanno prodotto cambiamenti rilevanti nella politica industriale dei Paesi, con la riemersione di linee di intervento che, pur volte a favorire processi evolutivi come la transizione ecologica, presentano tratti e risvolti marcatamente protezionistici”.
Di fronte alle dinamiche che vanno affermandosi sullo scenario globale e alla ricerca di un nuovo equilibrio tra un mercato aperto e integrato e la necessità di sostenere la resilienza dell’economia europea, il tema dei sussidi pubblici alle imprese si impone come uno snodo cruciale. La risposta alle nuove sfide non può ridursi al frammentato sovvenzionamento delle imprese da parte di ciascun Paese, attraverso erogazione di fondi che si sottrae alla disciplina degli Aiuti di Stato.
“Questo sovvenzionamento potrebbe ridurre, solo a favore di alcuni Stati membri, il divario rispetto alle altre aree economiche internazionali accentuando il divario interno e indebolire la capacità delle imprese di stare sul mercato in maniera competitiva. E’ necessario sviluppare un’autentica politica industriale comune per dare una risposta collettiva alle sfide provenienti dall’economia americana e asiatica”, conclude.