Mentre il partito di Giorgia Meloni a Strasburgo per la prima volta si è astenuto su una risoluzione sull’Ucraina considerata troppo anti-Usa, a Parigi, dopo il summit promosso martedì dal presidente Emmanuel Macron con i capi di Stato maggiore di oltre trenta Paesi europei e della Nato riuniti all’Ecole Militaire, il ministro francese delle Forze armate, Sébastien Lecornu, ha ricevuto ieri pomeriggio gli omologhi di quattro grandi Stati europei – Germania, Italia, Polonia e Regno Unito – per coordinare insieme alla Francia “la propria azione e il sostegno a Kiev’’.
E questo rende sempre più ambigua la linea di Meloni stretta tra il sostegno all’Europa e l’amicizia con il presidente americano Donald Trump.
A Strasburgo Meloni pro-Trump, a Parigi Crosetto fa l’europeista
L’accordo trovato a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina è un “punto di partenza fondamentale per raggiungere la tregua e poi la pace. Ora spetta a Putin la risposta”, ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in conferenza stampa al termine della riunione.
“Se arriverà una tregua di trenta giorni come quella ipotizzata a Gedda, in quei 30 giorni bisognerà muoversi per garantire che sia l’inizio della pace”. Di “una pace in grado di durare negli anni”, ha proseguito Crosetto, auspicando che questa tregua possa giungere anche “domani mattina”.
“Ogni giorno – ha deplorato – migliaia di missili continuano a colpire l’Ucraina. Questo non è cambiato. Da parte russa finora non è cambiato nulla”. “L’aiuto, l’addestramento dato all’Ucraina, continuerà fino a quando questo non cesserà”, ha avvertito il ministro aggiungendo che “noi supporteremo un’Ucraina con tutti i poteri, tutti i diritti, di una democrazia’’.
E “chi parla di un’Ucraina smilitarizzata parla di una democrazia priva di una gamba”. A Parigi, Crosetto ha ribadito la necessità di “confermare la fiducia totale nell’Alleanza atlantica e che l’Europa deve giocare nell’Alleanza atlantica un ruolo che non ha giocato finora. Noi ci siamo nascosti dietro l’ombrello americano, non investendo nella difesa, approfittando che ci difendeva qualcun altro”.
Per il ministro, “Trump ci ha ricordato in modo molto duro che le nostre nazioni” devono contribuire a rafforzare la loro difesa. “Io credo che già alla riunione Nato di giugno arriveremo tutti avendo aumentato gli investimenti”.
I dubbi di Meloni sulla partecipazione alla call di Starmer
Meloni, ritornando alla politica dei due forni, non ha ancora deciso se parteciperà alla video-conferenza dei “volenterosi” convocata per sabato prossimo dal primo ministro britannico Keir Starmer.
La questione è legata all’agenda del summit, su cui ancora gli sherpa sono al lavoro. Se si parlerà di sicurezza e difesa europea in senso ampio – sottolineano fonti di Palazzo Chigi – la premier interverrà, se invece l’obiettivo è discutere solo dell’eventuale invio di truppe europee in Ucraina, non si collegherà.
Del resto, viene ricordato, Meloni ha più volte detto di ritenere “complessa e meno efficace” questa opzione e se al summit dei vertici militari di Parigi l’Italia ha partecipato è stato solo con la qualifica di ‘osservatore’. Cosa che non è possibile quando a riunirsi sono i leader.
L’Ucraina piatto forte al G7 in Quebec
La svolta portata dagli incontri a Gedda plana anche sul tavolo del G7 Esteri che ha preso il via ieri sera a Charlevoix, in Quebec, dove la sessione sul conflitto è certamente la più attesa.
Il tema ucraino sarà centrale oggi quando prenderanno ufficialmente il via le sessioni della riunione e i ministri faranno il punto con i partner statunitensi sulle discussioni in Arabia Saudita, mentre i negoziatori Usa sono in viaggio verso la Russia per provare a incassare l’ok di Mosca alla tregua. I
n questo quadro, l’Italia sottolineerà la necessità di mantenere l’unità transatlantica per arrivare ad una pace giusta e duratura. Sempre con un occhio ai due forni, ovviamente.