La Procura di Roma ipotizza il reato di sequestro di persona nella vicenda della nave SeaWatch che a gennaio dovette attendere 12 giorni, davanti al porto di Siracusa, prima di ottenere il via libera allo sbarco a Catania dei 47 migranti soccorsi e ospitati a bordo. Per gli inquirenti della Capitale, che hanno inviato il fascicolo al momento aperto contro ignoti alla Procura di Siracusa, ci sono elementi per contestare il reato di sequestro di persona. Ora i magistrati siciliani, come fu nel caso della nave Diciotti, dovranno valutare se ci sono profili di competenza del tribunale dei ministri di Catania.
Il procedimento era stato avviato alla luce di un esposto presentato il primo febbraio in cui si ipotizzava il reato di omissioni di atti di ufficio. I magistrati di piazzale Clodio hanno, quindi, effettuato una serie di accertamenti delegati alla Guardia Costiera da cui risulta che la vicenda della SeaWatch è sovrapponibile a quella della nave Diciotti e che quindi il reato più grave è quello di sequestro di persona e ciò radica il procedimento nel luogo in cui sarebbe avvenuta la limitazione della libertà personale.