di Clemente Pistilli
Finire su un tg, perché ripresi casualmente durante un servizio in una stazione ferroviaria, può essere considerata una violazione della privacy? La logica dice di no e ora lo hanno sancito anche i giudici, respingendo definitivamente la richiesta di risarcimento avanzata da un sessantenne alla Rai. I fatti risalgono al 2000. In occasione del Gaypride, vennero effettuate delle riprese alla stazione di Milano, dove molti partecipanti alla manifestazione si erano riuniti per raggiungere Roma in treno. Nel servizio mandato in onda da Michele Santoro, nel talk show Sciuscià del 13 luglio di quell’anno, un sessantenne sostenne di essere stato immortalato anche lui, che era però nello scalo milanese per altro e che nulla aveva a che fare con l’evento oggetto del servizio televisivo.
Per il passante quel video avrebbe rappresentato una violazione della privacy e un danno per lui, in quanto accostato al Gaypride, particolare ritenuto un “pregiudizio all’onore e al decoro della persona”. Il Tribunale di Roma accolse tale tesi e, il 28 gennaio 2004, condannò la Rai a risarcire il sessantenne con quasi 21mila euro. In viale Mazzini decisero subito di appellare la sentenza che, somma sborsata a parte, poteva rappresentare un brutto precedente e portare a una pioggia di richieste di indennizzo, visto che in un luogo pubblico capita che qualcuno finisca a sua insaputa nel raggio d’azione di una telecamera.
Nel 2007, la Corte d’Appello di Roma annullò così la sentenza e ordinò all’infuriato passante di restituire alla Rai il denaro ottenuto. Il sessantenne non si è arreso e ha bussato alla porta della Corte di Cassazione, che ha però ora respinto definitivamente le sue richieste e avallato l’operato della tv di Stato. “Il Gaypride – hanno specificato gli ermellini nella sentenza emessa – è un evento pubblico di sicura risonanza mediatica, in relazione al quale era stato legittimamente esercitato dalla Rai il diritto di cronaca”. I giudici hanno poi voluto prendere posizione contro qualsiasi possibile posizione omofoba: “Un evento come il Gaypride, unitamente al costume sessuale che esso rappresenta, è in sé del tutto lecito e privo di qualsivoglia profilo di intrinseca negatività, come invece sembra adombrare il ricorrente”.