di Sergio Patti
Il ministro Padoan è soddisfatto: abbiamo centrato le attese. Nel secondo trimestre dell’anno il Prodotto interno nazionale è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Si tratta del secondo incremento consecutivo, dopo il +0,3% del primo trimestre e questo decreta tecnicamente l’uscita dell’Italia dalla recessione. Ma tecnicismi a parte conferma che il Paese stenta paurosamente, mentre persino Paesi europei “tecnicamente” falliti come la Grecia registrano una crescita di quasi un punto percentuale.
Nel secondo trimestre 2015 l’area della moneta unica è cresciuta nel complesso dello 0,3% nell’Ue-19 dopo aver registra un +0,4% nei primi tre mesi dell’anno così come nell’ultima parte del 2014. E rispetto allo stesso trimestre 2014 il rialzo è dell’1,2%.
Purtroppo – proclami a parte – il cronoprogramma di impegni e riforme del nostro Governo era meno ambizioso del necessario. E per di più fin ora si è realizzato molto meno di quanto promesso. La crescita di appena lo 0,5% rispetto al secondo trimestre del 2014 è del tutto deludente alla luce di fattori straordinari che non hanno nulla a che vedere con le politiche economiche del Governo, a cominciare dalle manovre monetarie della Banca centrale europea e dal calo del prezzo del petrolio.
Di questo passo a fine anno l’Italia dovrebbe quindi centrare la previsione generale di un aumento della ricchezza dello 0,7%. Troppo poco per trovare le risorse necessarie ai piani già annunciati di riduzione delle tasse e nuovi investimenti.
Numeri che non impediscono al ministro dell’economia di rilasciare dichiarazioni soddisfatte, come nello stile della casa per un Governo che è passato dal predicare l’ottimismo allo spargere illusioni.
“Il Pil del secondo trimestre cresce come dalle attese” ha fatto sapere dice il portavoce di Padoan, aggiungendo che: “Dopo 13 trimestri consecutivi di calo tendenziale, abbiamo due trimestri di crescita. Il Paese può e deve fare di meglio: le riforme strutturali e la politica economica favoriranno l’accelerazione. I dati sono in linea con le previsione di fine anno di una crescita dello 0,7%”.
A riportare tutti con i piedi per terra è stato però subito il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: il dato sul Pil “è quello che ci aspettavamo. Purtroppo è la conferma che non c’è una ripartenza vera”.
A vedere i singoli settori, secondo le stime preventive dell’Istat cala ancora il valore prodotto dall’agricoltura, aumenta quello dei servizi ed è stabile nell’insieme dell’industria.