di Gaetano Pedullà
Fare industria in Italia è impossibile. Chi combatte ogni giorno per far quadrare i conti della propria attività – sia un commerciante, un artigiano, un libero professionista – sa bene di cosa parlava ieri l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Le condizioni industriali sono proibitive, ha detto il numero uno del Lingotto, così come d’altronde sono da ricovero i vincoli burocratici, la legislazione sul lavoro, il muro del credito bancario con cui si scontra ogni piccola impresa. Non è una novità dell’ultima ora, ed è chiaro perché Marchionne tiri fuori l’argomento: dalla sentenza della Consulta sulla rappresentanza sindacale (negativa per Fiat) ai conti non lusinghieri dell’azienda e della controllata americana Chrysler, dalla pressione per ottenere nuovi incentivi dallo Stato al crollo del mercato delle auto, alla larvata minaccia di portare all’estero nuovi pezzi della produzione, compresa l’Alfa Romeo. Fino al punto centrale: allargare il solco con l’Italia e spingere – per giusta causa – la Fabbrica Italiana Auto Torino in acque più internazionali, in una logica da impresa globale. Se qui non si può fare industria, è l’Italia che manda via la Fiat e non la Fiat che va via dall’Italia, con buona pace degli immensi benefici di cui questa azienda ha goduto per decenni. Per chi non ha un Agnelli tra i parenti più stretti, le cose sono invece diverse. Artigiani, commercianti e professionisti non possono mandare l’Italia in esilio. Perciò a queste imprese – che insieme ne fanno mille di Fiat – non si può rendere all’infinito la vita impossibile. Semplificare le norme, abbassare le tasse, tagliare i lacci e lacciuoli che imbrigliano lo sviluppo dovrebbe essere una priorità assoluta. Ne sentiamo per caso parlare tra un servizio tv dedicato al processo Mediaset e un articolo di giornale sulla fragilità del governo? No, sullo sviluppo dell’economia reale c’è un silenzio assordante. Ma il giudizio di chi non ha la voce forte come la Fiat non è diverso: fare impresa in Italia è impossibile.