Se la verità sul fisco fa troppo male

di Gaetano Pedullà

Fa così impressione sentir dire a un politico quello che tutti pensano, fuori dal politichese e dal politicamente corretto, che è bastato riconoscere il dramma di un fisco insostenibile per attirare sul povero viceministro dell’Economia Stefano Fassina (Pd) una valanga di polemiche. Ora nessuno in buona fede può affermare che Fassina sia un agit prop o un sostenitore dell’evasione fiscale. E dunque sorvoliamo sulla lapidazione mediatica di ieri contro l’autore di una costatazione “blasfema” come “l’esistenza di una evasione di necessità”. Le anime belle del solito circo politico (con lo stipendio da parlamentare) o sindacale (con i milioni di euro pagati dallo Stato ai Caf) si straccino pure le vesti. Ma il Paese reale, le piccole imprese che non arrivano a fine mese, gli artigiani che si sbattono tutto il giorno e a fine settimana non hanno i soldi per una pizza, i professionisti che tra spese, previdenza e assistenza non ce li hanno proprio i soldi per le tasse, ecco, questi hanno capito bene cosa intendeva dire Fassina. Con una pressione fiscale al 54%, un mare di tasse indirette (dalla benzina al fumo, dai servizi essenziali all’aria che respiriamo) evadere non è più una scelta. Un importante dottore commercialista rincuora così i suoi clienti che quest’anno non pagheranno neppure un euro, tanto sono in crisi le loro aziende e andati i loro patrimoni: “L’anno prossimo speriamo di pagare molte tasse”. Ecco, c’è una sinistra che non ha capito il dramma di un paese sotterrato dalle imposte. Che confonde la sacrosanta lotta agli evasori con il vecchio odio di classe (vedi la battaglia palesemente ideologica tra l’amministrazione Pisapia e gli stilisti Dolce e Gabbana). Così come c’è una destra che prova ancora a raccattare qualche voto schiacciando l’occhio ai furbi. Evadere è Immorale. Ma tanta pressione fiscale lo è molto di più.