C’è un dato, che la Uil ha scritto nero su bianco in un dossier di recente diffusione, che mette i brividi: tra il 1983 e il 2018 gli omicidi riferibili alla criminalità organizzata sono stati 6.681; nello stesso periodo, i morti sul lavoro sono stati oltre 55.000. Insomma: in Italia uccide di più il valore fondante della Repubblica che mafia, camorra, ‘ndrangheta etc.
Proprio così. Solo lo scorso anno, gli infortuni mortali sono stati 1.041 mentre nei primi cinque mesi del 2024 si sono contati 369 decessi, un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. Sono numeri da insicurezza sul lavoro. Ma il report del sindacato guidato da Pierpaolo Bombardieri non si ferma qui. Colpisce, ad esempio, il fatto che nel 2023 sia aumentata l’incidenza degli infortuni nella fascia dei lavoratori under 20, passati da 73.862 a 82.493 casi (+11,7%).
In questa classe di età, circa 9 su 10 riguardano gli studenti, prevalentemente delle scuole pubbliche statali (97%). Sempre l’anno scorso, nella maggior parte dei casi a perdere la vita sono stati i lavoratori stranieri: oltre il 65%, considerando solo quelli regolari. Già, perché casi come quello del povero Satnam Singh ci insegnano che esiste un esercito di fantasmi, sfruttati e senza diritti, che si continua a far finta di non vedere, se non a tragedia consumata. E dopo? Che succede?
“Non conosciamo quanti procedimenti penali vengano iscritti ogni anno per i reati previsti dagli articoli 589, comma 2 c.p. (omicidio colposo commesso con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro) e 590, comma 3, c.p. (lesioni colpose commesse con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro)” è scritto nel medesimo documento. Una cosa però è certa: la maggior parte di essi va in prescrizione, così ingiustizia è fatta. Non è un caso se, dopo la strage di Brandizzo, un profondo conoscitore della materia come il magistrato Raffaele Guariniello ha affermato tranchant che “la giustizia penale, in tema di sicurezza sul lavoro, non fa più paura a nessuno”.
L’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e l’istituzione di una Procura nazionale del lavoro, temi che compattano il fronte sindacale e che sul versante parlamentare trovano la sponda del M5S, potrebbero essere dei passi avanti. Ma il governo sta andando in direzione opposta. “È stata introdotta la lista di conformità che premia le imprese ispezionate sul lavoro con un’immunità per un anno – ha spiegato l’ex direttore dell’Inl Bruno Giordano -. Inoltre, per tutti i controlli sul lavoro si obbligano gli ispettori a dare un preavviso di dieci giorni”. La cronaca di un’amnistia annunciata.