di Francesco Nardi
Si potrebbe andare tutti al discount radicale. A far che? A raccogliere qualche idea buona per i movimenti politici di massa e per rendere le istituzioni più moderne e trasparenti.
è quello che deve essere venuto in mente ai moderni guru della rete a cinque stelle e più recentemente anche al presidente del Senato, Piero Grasso. I primi vantano l’innovazione della politica partecipata e trasparente, con le loro riunioni (non tutte) trasmesse in streaming. E il secondo ha proposto di pubblicare online sul sito istituzionale di Palazzo Madama il numero delle assenze dei senatori. Perché «assentarsi è legittimo» ha spiegato l’ex magistrato, ma altrettanto vero è che «i cittadini devono sapere come si comportano gli eletti». Due idee certamente valide e che certamente incontrano il favore dei cittadini, ma che però non sono affatto originali.
E’ giusto far notare che i primi ad aver seguito queste strade, e ad aver anche pacificamente lottato perché tali ipotesi venissero prese in considerazioni dalle istituzioni, sono stati infatti i radicali di Marco Pannella.
Un tempo dileggiati per loro fumosissime (letteralmente) riunioni trasmesse su Radio radicale, ora la riserva libertaria della Repubblica si trova rapinata delle sue trovate caratterizzanti.
Anche se si deve ammettere che gli streaming grillini non sono neanche lontanamente paragonabili agli intensi dibattiti radicali, resta vero che oggi si ha l’impressione che tenere dibattiti di “partito” aperti al pubblico e trasmessi online sia un invenzione del team Casaleggio.
L’anagrafe degli eletti
Altrettanto vale per la famosa – per chi la ricorda – Anagrafe degli eletti, per la cui istituzione i pannella-boys hanno a lungo lottato. L’idea di Grasso di rendere pubbliche le assenze dei senatori, del resto, trae solo marginale spunto dalla complessa iniziativa radicale che prevedeva anche la pubblicazione del quadro dei voti espressi dai singoli eletti oltre che le informazioni sui redditi e le spese degli stessi. è Innegabile quindi il fatto che la strada era stata già stata faticosamente tracciata dagli imperterriti attivisti di Torre Argentina.
Di fronte a tutto questo non ci si può però non chiedere come mai i radicali (la lettera minuscola è d’obbligo quando ci si riferisce alla galassia e non al partito, ndr) non siano riusciti a trarre grandi frutti da queste idee in termini di consenso. Ed anche ha senso domandarsi come gli stessi radicali reagiscano di fronte a questo continuo e disinibito attingere dalle loro campagne, che avviene regolarmente senza alcuna citazione di paternità.
Lo abbiamo chiesto al segretario di Radicali italiani (il partito), Mario Staderini, che confessa a La Notizia di aver sorriso ieri mattina apprendendo della nuova intenzione del presidente del Senato.
Ma la “rapina” non preoccupa il giovane segretario, che piuttosto la trova coerente con il destino che Pannella ha assegnato al suo movimento, ovvero quello d’essere «d’altri tempi» e più precisamente «di quelli futuri». Staderini fa notare anche che non si stratta dell’unica idea “rubata” ai radicali.
Perché oltre all’anagrafe degli eletti e al costume politico della trasparenza c’è per esempio anche la battaglia per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Questione ingnorata per anni e che invece adesso sembra tornata irresistibilmente di moda a tutte le latitudini.