Case private, casolari abbandonati o qualsiasi spazio di fortuna anche all’aperto trasformati in aule. In Alto Adige – dove l’aumento dei casi di contagio da Covid ha costretto il governo regionale a prendere misure restrittive per contenere la pandemia (leggi l’articolo) – è boom dell’istruzione parentale, la cosiddetta homeschoooling. Un fenomeno che, considerati i risultati delle prove per accedere all’anno successivo, comporta un’istruzione carente oltre a tutta un’altra serie di disagi che attengono alla sfera sociale ed emotiva dei ragazzi. Senza considerare i risvolti sanitari con il virus che in Alto Adige ha ripreso a circolare con percentuali allarmanti. Al punto che la procura dei minori di Bolzano ha aperto un fascicolo.
Con una lettera alla sovrintendenza scolastica, la procura ha infatti chiesto di segnalare i casi in cui c’è il rischio di una lesione allo studio. Invito subito recepito dalla sovrintendente della scuola di lingua tedesca, Sigrun Falkensteiner, che ha avviato ispezioni mirate nelle famiglie che hanno ritirato i figli dal sistema scolastico per evitare mascherine in classe e aggirare le misure anti contagio. La magistratura ha individuato dieci scuole nel bosco: i ragazzi sottratti all’insegnamento pubblico frequentano le lezioni nelle foreste della Valle Aurina, Alta Val Venosta e Passiria. In tutto sono 629 gli alunni attualmente in homeschooling, contro i 30 del periodo pre-pandemico. Al vaglio della procura c’è anche un video girato da un insegnante no vax sospeso che riprende la sua classe durante le lezioni all’aria aperta.
LA LEGGE. I genitori no vax fanno affidamento sulla legge che regolamenta l’homeschoooling. Si tratta del decreto 76 del 2005 secondo cui “i genitori, o chi ne fa le veci, che intendano provvedere privatamente o direttamente all’istruzione dei propri figli devono dimostrare di averne la capacità tecnica o economica e darne comunicazione anno per anno alla competente autorità che provvede agli opportuni controlli”. Gli alunni che in Italia studiano a casa, e fanno poi l’esame per accedere all’anno successivo, complice anche la pandemia, sono triplicati nel giro di tre anni. E non c’è solo l’Alto Adige. In altre Regioni genitori no vax si stanno organizzando con modalità simili.
I NUMERI. In base ai dati del ministero dell’Istruzione si è passati dai 5.126 homeschooler del 2018-2019 ai 15.361 del 2020-2021. Quello che la normativa non prevedeva era però l’esplosione del fenomeno di scuole clandestine no vax. La pandemia non era prevedibile, ovviamente. E prima ancora che la procura di Bolzano drizzasse le antenne ai primi del mese scorso – precisamente l’8 ottobre – il consiglio provinciale di Bolzano ha varato a larga maggioranza un emendamento che prevede sull’istruzione parentale regole precise, più controlli e un esame di fine anno centralizzato. “L’istruzione parentale – ha sottolineato l’assessore della scuola di lingua tedesca Philipp Achammer – è un diritto garantito dalla Costituzione, ma vanno garantiti anche i diritti dei bambini all’istruzione”.
In questo senso, c’era stata una collaborazione con il Garante dei Minori e il Tribunale dei Minori, che avevano confermato l’urgenza delle misure. Il suo omologo di lingua italiana, Giuliano Vettorato, ha aggiunto che “non c’era nessuna intenzione di tarpare le ali a chi faceva questa scelta, bensì di garantire che si fosse in grado di farla, verificando poi a fine anno se era stato seguito il programma”. L’intenzione è promuovere un quadro migliore, perché attualmente il genitore può tenere a casa e rimandare il bambino quando vuole. Cosa prevedono le nuove regole?
In futuro si dovrà presentare una domanda entro il 31 luglio, in occasione dell’iscrizione, seguirà un colloquio di consulenza e la comunicazione di quali persone si fanno carico dell’insegnamento parentale e come intendono raggiungere gli obiettivi previsti per ogni classe. Durante l’anno saranno possibili delle visite, anche se per l’ingresso nei locali privati servirà il consenso dei genitori. Andrà verificato anche il benessere emotivo, come chiesto dalla Garante dei Minori. Dopo il primo semestre, in caso di criticità si potrà fare una comunicazione all’ufficio competente o al Tribunale dei minori. A fine anno ci sarà un esame di idoneità a verifica degli obiettivi di competenza che dovrà avvenire in un’unica sede scolastica.