di Stefano Iannaccone
L’idea alla base è pregevole: equiparare il diploma delle scuole di alta formazione alla laurea universitaria. Per offrire un’opportunità in più a chi frequenta quei corsi. Sin qui tutto lodevole. Ma il problema è che l’applicazione della riforma presenta un vizio di forma: nonostante non sia stata nominata la commissione per la valutazione delle istanze, alcuni istituti hanno già sostenuto di avere l’equipollenza del titolo. Tra questi figurano la Scuola Holden di Alessadro Baricco e il Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Pesi massimi con una solida esperienza, che vantano buoni rapporti con il governo. Un comportamento che ha attirato l’attenzione anche in Parlamento. “Non si comprende perché l’individuazione di alcune istituzioni ammesse all’equipollenza con l’Università possa essere già avvenuta”, sottolinea in un’interrogazione, depositata alla Camera, il deputato di Possibile, Andrea Maestri. Per quale motivo arriva questa contestazione? La questione è che avrebbero dovuto essere individuati, in base alle norme contenute in un decreto, modalità e requisiti per stabilire l’equiparazione. E Maestri lancia un avvertimento sui parametri da seguire: “La formazione accademica, erogata dalle istituzioni dichiarate equipollenti, deve rispondere agli stessi criteri e contenuti che sono stati imposti dal Miur alle istituzioni statali”.
SCUOLE – L’elenco include istituti di grande prestigio. Eccone alcuni: le scuole di cinema e di teatro del comune di Milano, l’Accademia pianistica di Imola, l’Accademia di danza della Scala, il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, e la già menzionata Scuola di scrittura creativa Holden. Tutti dicono già di far parte del gruppo degli idonei. A prescindere dall’esito della valutiazione della commissione. A spiegare a La Notizia le ragioni degli istituti coinvolti, ci pensa Marcello Foti, direttore generale del Centro sperimentale di cinematografia: “Diciamo di avere i requisiti in virtù della storia che abbiamo alle spalle. Non credo ci siano dubbi in merito. Certo, serve la ratifica di una commissione, ma abbiamo buone ragioni per dire di rispettare ampiamente i parametri”. E non solo. “Ricordo anche – aggiunge – che l’equipollenza verrebbe attribuita per un periodo limitato, nell’attesa di indagini ripetute nel tempo. Peraltro noi del Centro abbiamo pensato a lungo sull’opportunità di aderire all’equipollenza”.
PROCEDURE – Ma il problema è nel rispetto dei passaggi ufficiali. Maestri mette in evidenza proprio la necessità di seguire le procedure: “Disquisire del metodo e di altri dettagli serve, prima di tutto, perché in questo Paese siamo, purtroppo, abituati a un modo di legiferare disorganico, spesso improvvisato”, ragiona il deputato di Possibile. “E questo – prosegue – pesa tanto di più in un settore come quello dell’alta formazione artistica, che da oltre 15 anni è in mezzo a una riforma mai completata, ed è oggetto in tempi più recenti di piccoli interventi legislativi spot o di parte mentre l’iter della legge di riforma sembra congelato”. Quindi il caso della mancata costituzione della commissione si connette con un sistema da rivedere nel complesso. In casi del genere è bene riprendere il vecchio motto del saggio Giovanni Trapattoni: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Invece qualche istituto ha detto gatto senza sacco.
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