Il Covid ha rialzato la testa in Italia. La variante Eris ha portato un aumento del 44% dei casi nell’ultima settimana. Ma di fronte all’impennata nulla è stato fatto per il mondo della scuola, nonostante proprio in questi giorni stiano tornando in classe sette milioni di studenti. I presidi hanno lanciato l’allarme per il rischio di un aumento dei contagi in classe, ventilando anche la possibilità di tornare a distribuire le mascherine agli studenti (pur escludendo, al momento, l’ipotesi che sia necessario indossarle). Di certo la situazione non è più quella degli scorsi anni e ora la convivenza con il virus si può davvero definire tale, senza restrizioni ancora in vigore.
Un anno fa l’attacco a Draghi per le aule scolastiche non ventilate. Ma ora il governo ha cancellato il tema dall’agenda
Eppure sul rientro a scuola qualcosa in più si poteva fare, per provare a prevenire nuovi focolai e proteggere anche le persone più a rischio, i fragili come i parenti degli studenti o gli insegnanti con problemi di salute o più anziani. La scuola è ormai ripresa o sta riprendendo in tutta Italia, ma il governo finora non ci ha proprio pensato. Solo con il ritorno in classe si è accorto della questione, tanto che si terrà oggi il primo incontro tra i tecnici del ministero dell’Istruzione e quelli della Salute per valutare le eventuali misure per la prevenzione dal Covid nelle scuole.
Per il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, non c’è emergenza. E probabilmente, visto il mancato impegno sul tema, sarà d’accordo anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Ma chissà se sarebbe stata d’accordo la Giorgia Meloni di un anno fa, quella che era leader dell’unico partito di opposizione e che chiedeva continuamente di intervenire per la ventilazione meccanica nelle classi.
Fa sorridere pensare alla lunga battaglia di Meloni sull’aerazione a scuola quando stava all’opposizione. Giusto qualche esempio. A marzo 2022 ha inviato una lettera al presidente del Consiglio, Mario Draghi, per dire che “tanto tempo è stato perso” sulla ventilazione meccanica e che si doveva rimediare entro l’inizio del nuovo anno scolastico. Ricordando anche a Draghi quando, durante un incontro, lo pregò “di non fare lo stesso errore fatto dal suo predecessore di non utilizzare i mesi estivi per mettere in sicurezza la Nazione in previsione di quelli invernali”.
Si torna in classe in piena impennata dei contagi e senza restrizioni. L’emergenza Covid scaricata sui presidi
Chissà se per Meloni poi Draghi quell’errore lo ha fatto. Lei di certo sì, sul tema della ventilazione meccanica. Che aveva rilanciato a luglio e poi di nuovo a settembre, promettendo investimenti sul tema e citando studi secondo cui l’aerazione può ridurre dell’80% il rischio d’infezione. Peccato che ora che è lei al governo non abbia fatto praticamente nulla. Pur avendo, tra l’altro, le risorse stanziate nella scorsa legislatura a disposizione proprio per l’aerazione delle scuole.
Pur partendo dal presupposto che oggi la lotta al Covid è completamente cambiata e non avrebbe senso tornare alle misure iper-restrittive della pandemia, non c’è dubbio che la gestione del virus nelle scuole è di fatto inesistente. Non ci sono misure restrittive di alcun tipo, solo la raccomandazione di stare a casa se si è sintomatici. Nessuna regola o indicazione precisa, però, solo raccomandazioni.
Nulla di specifico su ciò che va fatto in classe, se un alunno è positivo valgono le stesse regole generali: nessun obbligo. Viene solo consigliato, in caso di sintomi, di restare a casa. E neanche gli istituti devono fare qualcosa. L’isolamento non esiste più e neanche l’obbligo di mascherine per i positivi. Così le scuole sono abbandonate, senza neanche linee guida precise, richieste invece da medici e presidi. Invano.