Sembra un paradosso ma non lo è. Dopo l’annuncio di un nuovo piano di assunzioni da parte del ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, tutto ci saremmo potuti immaginare tranne che qualcuno avrebbe avuto qualcosa da ridire. Eppure è proprio ciò che è successo ieri quando, dopo la notizia che a breve sarebbero partiti ben tre concorsi pubblici per la scuola, i sindacati hanno preannunciato battaglia con tanto di sciopero degli insegnanti precari per il prossimo 14 marzo. Mossa curiosa considerando che le stesse parti sociali sono quelle che lo scorso aprile, durante il governo gialloverde, avevano appoggiato l’iniziativa di Giuseppe Conte per la scuola e il precariato che di fatto è alla base del provvedimento del ministro Azzolina. Una scelta che, oltre a riconoscere i meriti all’Esecutivo che cercava un modo per ridare slancio al settore, evitava lo sciopero che si sarebbe tenuto alla vigilia delle elezioni europee del 2018. A questo punto c’è da chiedersi cosa sia cambiato in meno di 12 mesi.
SPADE INCROCIATE. A spiegarlo sono proprio i sindacati secondo cui: “Sono venute a cadere le ragioni per cui sono state a suo tempo sospese le iniziative di mobilitazione. Il confronto dei giorni scorsi al ministero ha evidenziato una sostanziale indisponibilità al negoziato di questa amministrazione, che ha respinto in larga parte le proposte avanzate dai sindacati sui provvedimenti relativi alle procedure concorsuali. Migliaia di persone attendono risposte concrete e rispettose del loro lavoro”. Eppure qualcosa stona perché il motivo del contendere che ha portato alla rottura della trattativa e alla decisione di ricorrere allo sciopero nazionale, sarebbe l’assenza nell’unica prova salva-precari di una banca dati sui testi che potrebbero uscire, ovvero la pre-pubblicazione dei quesiti dello scritto.
Si tratta di una richiesta tutt’altro che inusuale nei concorsi pubblici ordinari ma che, in questo specifico caso, non è stata giudicata applicabile. A parere del Miur, infatti, la pubblicazione delle domande in anticipo non si può applicare per il concorso straordinario visto che questo non prevede alcuna pre-selezione. Ma c’è di più. Tra le contestazioni c’è anche quella relativa alla prova scritta stessa. Questa, inizialmente, contava 80 domande a cui ogni candidato avrebbe dovuto rispondere in 80 minuti. Un test ritenuto oltremodo impegnativo e per il quale i sindacati avevano chiesto una semplificazione al Miur che, infatti, scendeva a 70 domande. Tutti felici? Nient’affatto perché per i sindacati l’esame risulta ancora troppo gravoso. Come se non bastasse, l’altro nodo segnalato dalle parti sociali al ministero è quello della valutazione dell’esame.
Se la Azzolina intende far pesare lo scritto per l’ottanta per cento del punteggio totale, i sindacati vorrebbe attribuire alla prova selettiva non più di 30 punti totali. A questi, secondo la controproposta delle parti, andrebbe aggiunta la valutazione dei titoli per un massimo di 70 punti e altri cinque attribuiti d’ufficio per ogni anno di servizio. Insomma alla Azzolina si contesta un’eccessiva rigidità delle prove. Eppure, come spiegato dalla grillina “i concorsi straordinari, in particolare, non possono essere una sanatoria” ma devono riconoscere la capacità dei candidati. Inoltre la ministra ha spiegato che “se i concorsi non partono, si rischiano ulteriori vuoti all’inizio della prossima stagione scolastica”. Ma ai sindacati sembra non importare tanto che hanno detto che lo sciopero sarà solo l’inizio e che le iniziative di protesta “si svilupperanno su un arco di tempo lungo”.