Non c’è niente da fare. La disomogeneità territoriale pesa anche sull’istruzione. Una differenze tra nord e sud d’Italia che emerge chiaramente sia per quanto riguarda le opportunità che per il raggiungimento dei risultati. Dati che emergono dalla ricerca ‘Tutti i numeri della Scuola-Rapporto sul sistema educativo”. Il volume, edito da Giunti Scuola e dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università degli studi Roma Tre, dipinge ancora tante, troppe differenze. Pure per quanto riguarda gli investimenti per l’istruzione: si va dai 409 euro ad alunno investiti in Campania ai 1.371 euro per scolaro in Emilia-Romagna. A condurre la ricerca quattro associazioni professionali: maestri cattolici, centro di iniziativa democratica degli insegnanti, Legambiente, Proteo Fare Sapere.
IL CAMPO D’INDAGINE
Si parte dagli asili nido per arrivare all’istruzione tecnica superiore. Non solo i numeri degli studenti e del personale scolastico, ma nell’approfondita ricerca vengono analizzate le condizioni di contesto e i risultati ottenuti, attraverso un’analisi regionale che ha permesso di fare una comparazione e capire le diverse condizioni di partenza, gli squilibri e le tendenze in atto. Analisi dettagliata è stata fatta sui livelli di apprendimento, dei promossi, dei bocciati, come degli abbandoni. Proprio quest’ultimo risula essere un fenomeno davvero preoccupante, visto che sono moltissimi i giovani che decidono di mollare in anticipo gli studi. I Neet, questo l’acronimo inglese per designare i giovani non impegnati in alcuna attività, sono il 33,3 % nel Mezzogiorno contro il 17,6% del Centro Nord.