“C’è il rischio di arrivare anche al 90%, se le Regioni oggi in zona arancione slittassero in rossa o decidessero di chiudere le scuole”. Basta questo per capire il motivo per cui, secondo il capogruppo in commissione Cultura M5S Gianluca Vacca, “sinceramente dal presidente Draghi sul tema scuola mi sarei aspettato di più”.
Però ieri in audizione il ministro Bianchi ha detto che la Dad di oggi è diversa da quella di ieri. Lei è d’accordo?
La Dad è materialmente la stessa da quando il precedente Governo ha provveduto a dotare scuole e studenti di tutti gli strumenti necessari, i disagi però aumentano perché la si sta prolungando eccessivamente. Non è più una misura d’emergenza, sembra purtroppo diventata la normalità.
Condivide la decisione di estendere la Dad all’80% degli studenti?
C’è il rischio di arrivare anche al 90%, se le Regioni oggi in zona arancione slittassero in rossa o decidessero di chiudere le scuole. Perché una criticità è anche nel lasciare libere le Regioni di decidere quando chiudere le scuole, come nell’ultimo Dpcm. Non condivido la decisione soprattutto perché non si fa alcuna distinzione tra fasce d’età: tutte le scuole sono chiuse. Ma i danni in termini di crescita e di formazione sugli alunni più piccoli sono ancora più gravi di quelli che subiscono gli studenti dalle medie in su, e rischiano di segnarli ancor più pesantemente per anni. Per questo da giorni chiediamo che almeno i nidi, le scuole dell’infanzia e le elementari siano aperte.
È quantomeno strano però che chi ieri criticava l’ex ministra Azzolina oggi si ritrova con un più vasto ricorso alla Dad. E quelle stesse forze politiche oggi non esprimono critiche…
L’opposizione che è stata fatta alla ministra Azzolina è stata molto spesso puramente propagandistica e i fatti oggi lo dimostrano. Ci si poteva aspettare ad esempio una levata di scudi per tenere le scuole aperte, invece l’attenzione è stata spostata sui problemi di altre attività economiche. Al contrario, in tanti sono pronti ad intestarsi risultati ottenuti mesi fa: dalla tutela degli alunni con disabilità all’impegno per l’edilizia. Detto questo, credo che tutti possano riconoscere che l’ex ministra si è battuta in ogni modo per difendere la scuola in presenza.
Il premier aveva detto, appena insediatosi, che non ci sarebbe stato ricorso alla Dad ma prolungamento delle lezioni anche in estate. Cos’è successo?
Le misure sulla scuola sembrano sottovalutare le conseguenze formative e psicologiche dei ragazzi, che diventeranno problemi anche di abbandono scolastico e di povertà culturale. Viene da pensare che, ancora una volta, si sia scelta la via più facile, ma anche la meno rispettosa dei diritti degli studenti, così come hanno fatto spesso le Regioni: chiusura generalizzata delle scuole.
Cosa crede sia necessario per intervenire sul disagio di alunne e alunni?
Riportarli in classe il prima possibile, sicuramente. Poi c’è la grande sfida del Recovery Plan, che chiederemo di migliorare alla luce della situazione, purtroppo in peggioramento, degli studenti: bisogna delineare una strategia trasversale di lungo termine, con l’obiettivo di rafforzare la scuola come presidio socio-culturale imprescindibile sui territori. Questo significa tante cose: stimolare i ragazzi con una didattica innovativa, dare loro una prospettiva di lavoro, incoraggiarli nelle passioni, sensibilizzarli all’importanza dell’attività motoria, coinvolgere il mondo del sociale. Tutto questo non può avvenire se li lasciamo soli tutto il giorno davanti a un pc.