Da una parte Luigi Di Maio che tiene il punto. Dall’altro Matteo Salvini che si accoda e rincorre il collega di Governo. Alzando ancora di più i decibel degli attacchi al nemico giurato Emmanuel Macron. Tra l’incudine della Francia e il martello dell’Italia, prova a fare da cuscinetto il premier Giuseppe Conte smorzando le tensioni con Parigi, dopo la convocazione da parte da parte dell’Eliseo dell’ambasciatore italiano per protestare dopo l’affondo del leader M5S contro il franco coloniale, arma di sfruttamento usata da Parigi in Africa.
Così, mentre ad Aquisgrana, Macron rinnova il Trattato del 1963 con la Germania di Angela Merkel, da Roma il presidente del Consiglio rompe il silenzio. “In un momento in cui l’Europa sta attraversando una fase particolarmente critica, schiacciata sotto il peso dei flussi migratori e incapace di esprimere una strategia politica condivisa e solidale, è legittimo interrogarsi sull’efficacia delle politiche globali che stiamo perseguendo sia a livello di Unione europea sia a livello di Stati singoli”, assicura Conte. Ma, avverte il premier, “questo non vuol dire mettere in discussione la nostra storica amicizia con la Francia, né tantomeno con il popolo francese.
Questo rapporto rimane forte e saldo a dispetto di qualsiasi discussione politica”. E aggiunge: “Continueremo a lavorare con le istituzioni di governo francesi – oltreché con le istituzioni europee e con gli altri Paesi – fianco a fianco, nelle varie sedi istituzionali, per trovare soluzioni condivise”. Parole che arrivano dopo le precisazioni di Di Maio: “Si vuole far passare il dibattito di questi giorni sul franco Cfa come un attacco dell’Italia al popolo francese. Sciocchezze. Il popolo francese è nostro amico. Infatti il dibattito sul franco Cfa va avanti da anni anche in Francia ed è anche nelle rivendicazioni del programma dei gilet gialli”.
Rimasto in silenzio al deflagare del nuovo fronte aperto da i Cinque Stellecon la Francia, ieri Salvini ha invece appoggiato in toto le tesi dell’alleato. “Quello dei migranti è un problema che ha tante cause, c’è chi va in Africa non a creare sviluppo ma a sottrarre ricchezza a quei popoli e a quel continente e la Francia evidentemente è tra questi. L’Italia no”, assesta il colpo in diretta Facebook. Ma non è tutto. Il ministro dell’Interno arriva ad auspicare che i francesi, col voto delle Europee di maggio, facciano cadere il Governo in carica.
“Ovviamente la polemica non è con il popolo, coi cittadini, ma, in questo caso, è con Macron, che chiacchiera tanto e combina poco, che dà lezioni di generosità, di accoglienza, di bontà, di solidarietà e poi respinge migliaia di immigrati al confine italiano, sia a Ventimiglia che in Piemonte. E quindi spero che i francesi possano liberarsi da un pessimo presidente: l’occasione è quella del 26 di maggio dove finalmente il popolo francese potrà riprendersi in mano il suo futuro, il suo destino, il suo orgoglio, mal rappresentato da un personaggio come Macron”.
Dietro le quinte delle polemiche, intanto, lavora la diplomazia. Ieri il ministro degli Esteri francese Yves Le Drian ha avuto un confronto con il suo omologo italiano, Enzo Moavero Milanesi, a margine della riunione del Consiglio affari esteri, a Bruxelles, per protestare contro le dichiarazioni di Di Maio. Le Drian, che nella vita è professore di storia, secondo quanto riferito da fonti francesi, avrebbe spiegato al titolare della Farnesina il modo ostile in cui sono state percepite le dichiarazioni del vicepremier. Il ministro francese avrebbe ricordato a Moavero che se la Francia non dà lezioni all’Italia, l’Italia non deve dare lezioni alla Francia.
Caso chiuso? Di certo, dopo Conte, è toccato pure a Moavero gettare acqua sul fuoco. Chiarendo che le dichiarazioni dei politici italiani sulla Francia fanno “parte del dibattito più ampio che ci accompagnerà, e al quale forse dobbiamo abituarci nei suoi toni e nei temi toccati anche più sensibili, verso le elezioni Europee”.