A 24 ore dal varo del decreto riaperture i partiti non smettono di alzare steccati ideologici. In prima fila c’è la Lega che si attesta il merito dell’allentamento delle misure restrittive e nello stesso tempo si lamenta perché si sarebbe potuto fare di più. “Oggi mi godo i messaggi e le telefonate delle tante categorie che grazie alla Lega nel giro di poche settimane rivedranno partire le proprie attività”, dice il leader leghista, Matteo Salvini, che però non si spiega come per esempio “le piscine al coperto non potranno riaprire fino al primo luglio”, “idem per le discoteche”.
Quindi la promessa: “La Lega non molla e useremo i prossimi giorni per continuare a chiedere più coraggio nelle scelte per provare ad anticipare le riaperture”. Nel mirino finiscono non solo i rivali del centrosinistra, colpevoli di una linea eccessivamente improntata al rigore, ma anche gli alleati. Forza Italia? “Non pervenuta”, dice il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.
“Francamente, mi sarei atteso qualche sostegno in più, coerentemente con le posizioni che leggo sui giornali”, spiega. “Non mi piace né l’attività di issare bandierine né quella opposta, di indicare vincitori e vinti”, ha detto la ministra azzurra Maria Stella Gelmini. “Abbiamo tutti convenuto sul fatto che la gradualità sia la strada più giusta e di buon senso”.
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Anche se il collega di partito Antonio Tajani critica per esempio alcune scelte come quella di riaprire il primo luglio le sale da gioco: “E’ troppo tardi – dice – perché bisogna continuare a contrastare il gioco clandestino”. Idem sui tempi di apertura delle piscine al chiuso. Alla Lega e a Salvini replica duramente l’ex premier Giuseppe Conte. “Questa pandemia non si può combattere con la pancia: dobbiamo usare la testa e i numeri, perché la politica deve poter contare sul supporto della scienza senza esimersi dalla responsabilità di operare le scelte nell’interesse comune. Chi farnetica di scorciatoie o di facili soluzioni sta pensando ai sondaggi e non al bene del Paese”.
E ancora: “Non esiste altro criterio per affrontare la pandemia se non quello della gradualità, della ragionevolezza. Per riaprire e non tornare più indietro è necessario procedere con adeguata proporzionalità in ogni decisione. È una convinzione che con il M5S abbiamo condiviso da subito e che oggi ribadiamo con convinzione, dopo che i fatti stanno premiando la determinazione della nostra linea”.
Il leader in pectore del M5S lancia una frecciata a Salvini, promotore a suo tempo di una petizione per eliminare il coprifuoco: “Allestire improvvisate raccolte firme o soffiare sul fuoco del disagio del Paese – dice – non serve. La rabbia e la frustrazione di operatori economici e cittadini meritano rispetto, vanno ascoltate e tenute in considerazione. Non vanno strumentalizzate”. Per la gradualità delle scelte è anche l’ex segretario del Pd. “La curva del contagio cala – ha affermato Nicola Zingaretti – perché per fortuna il governo ha usato il metodo della ragione e della gradualità, che ci ha permesso di riaprire e, se saremo bravi, non chiudere più”.