Vince la linea della fermezza di Giuseppi. Trionfa il pugno duro dello Stato. Il premier sul dossier Autostrade porta a casa un risultato che definisce “inedito nella storia politica italiana”. “L’interesse pubblico – commenta Giuseppe Conte – ha avuto il sopravvento rispetto a un grumo ben consolidato di interessi privati”. Entrando al Consiglio dei ministri il premier era apparso più determinato che mai: “O Aspi accetta le condizioni del governo o sarà revoca, non si può più tergiversare”. Sposando la linea sostenuta dai Cinque Stelle dell’aut aut: fuori i Benetton o revoca. E a chi, come Italia viva, si intesta il risultato di aver scongiurato la revoca, val la pena sottolineare che, una volta che i Benetton hanno siglato la resa su tutti i fronti, questa non ha più ragion d’essere. O meglio: l’ipotesi di revoca rimane sul tavolo e potrebbe tornare di attualità se l’intesa venisse disattesa.
E vediamo quali sono i punti di tale accordo: misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi; riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del Milleproroghe che abbassa l’indennizzo, in caso di revoca, da 23 a 7 miliardi; rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario; aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario; rinuncia a tutti i ricorsi; accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Art con una significativa moderazione della dinamica tariffaria. E, soprattutto, l’arma con cui il premier si è convinto, e ha convinto il M5S, sono i punti relativi all’assetto societario. Ovvero il passo indietro dei Benetton che, tramite Atlantia, detengono l’88% di Aspi.
La famiglia di Ponzano, dopo un estenuante negoziato, ha presentato due alternative per farsi progressivamente e definitivamente da parte. La prima prevede l’immediato passaggio del controllo di Aspi a un soggetto a partecipazione statale (Cdp). Il processo avverrebbe in due fasi: nella prima Cdp entrerebbe con il 51% e ci sarebbe lo scorporo che porterebbe il peso della famiglia Benetton intorno al 10%; nella seconda ci sarebbe la quotazione in Borsa che dovrebbe portare a una società con un azionariato diffuso alto (public company) in cui potrebbero entrare nuovi soci, con un’operazione di mercato, abbassando ulteriormente il peso della famiglia trevigiana. In alternativa, invece, Atlantia ha messo sul piatto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento.
“I Benetton non gestiranno più le nostre autostrade. Era il nostro principale obiettivo. E ce l’abbiamo fatta”, esulta il ministro degli Esteri, ed ex capo politico M5S, Luigi Di Maio. Si unisce ai festeggiamenti Leu che ha sposato da subito la linea dura. “La revoca non era una soluzione praticabile. Si poteva fare meglio e prima”, attacca la renziana Teresa Bellanova. E il Pd? I dem hanno vissuto un’ennesima nottata di passione. Diverse le anime del partito, da chi era contrario alla revoca e favorevole a una trattativa (vedi Paola De Micheli) a chi aveva deciso di assecondare la linea dura del premier e a chi, infine, era per una proposta di mediazione (vedi Roberto Gualtieri). A ricondurre alla ragione il partito ci ha pensato il segretario Nicola Zingaretti che da subito ha offerto sponda a Conte. E che a caldo commenta: “è stato premiato il lavoro di squadra: la fermezza del premier che ha indicato una strada, il grande impegno di tutti i ministri, la collaborazione fattiva di tutte le forze di maggioranza”.
E di “risultato insperato grazie alla fermezza del premier”, parla Dario Franceschini. La verità è che Conte ha dovuto condurre un negoziato duro fuori e dentro la maggioranza. Con i 5Stelle, da una parte, su una linea di intransigenza totale nei confronti dei Benetton e per nulla disposti a concedere troppo tempo alla famiglia di Ponzano per fare le valigie, e con Iv e una parte del Pd, dall’altra, contrari alla revoca, disponibili a una nuova compagine societaria che contemplasse l’ingresso di Cdp ma più possibilisti sulla permanenza dei Benetton. Minimizza il premier: “La sola tensione è stata con la controparte”. Al suo arrivo a Palazzo Madama per riferire sul Consiglio Ue, Conte è stato accolto dall’applauso dei senatori pentastellati, molti in piedi. Un omaggio che la dice lunga su chi alla fine l’ha spuntata.