Comunque vada sarà un successo. Per alcuni candidati il risultato conta, ma fino a un certo punto: le elezioni sono solo una tappa. O anche il trampolino di lancio per futuri incarichi. Presidenza di Camere e ministeri sono le soluzioni pià ghiotte. Altrimenti ci sono presidenze di commissioni o ruoli dirigenziali nel partito. Il mercato delle possibilità è piuttosto ampio. E la ricompensa è necessaria, specie nei casi in cui qualcuno si è dovuto sacrificare. E, chissà perché, il primo nome che viene in mente è quello di Roberto Giachetti, voluto a Roma direttamente dal presidente del Consiglio. Il deputato del Partito democratico ha cercato di resistere, spiegando le sue ragioni sulla volontà di non candidarsi. Ma di fronte alle insistenze dell’amico Renzi ha dovuto arrendersi. Con una chance: se non diventa sindaco della Capitale, arriva la candidatura alla presidenza della Camera per la prossima legislatura. Un atto di riconoscenza dopo essersi immolato nella difficilissima corsa per il Campidoglio. Certo, prima di dare scontate le cose bisogna pedalare ancora per un po’. Conoscere l’esito dell’operazione è compito da veggenti. Ma la base di partenza è buona: Giachetti è già vicepresidente dell’Aula di Montecitorio, cogliendo un apprezzamento unanime, compresi i 5 Stelle. E il candidato sindaco a Roma ha lasciato intendere che se dovesse perdere non ci pensa nemmeno a lasciare il seggio – con relativo ruolo istituzionale – alla Camera.
ALTRE POLTRONE – Ma le elezioni sono importanti anche per i probabili vincitori. C’è infatti Piero Fassino che punta al successo a Torino per scalare poi la presidenza del Senato delle Autonomie, previsto dalla riforma della Costituzione. Il retroscena è stato rivelato da Giorgio Airaudo, candidato della sinistra radicale nel capoluogo piemontese. Insomma, a legislatura in corso già si mischiano le carte per raccogliere le eredità di Laura Boldrini e Piero Grasso. La lista di “poltronabili” prosegue con Valeria Valente, che corre a Napoli per il Pd. Per lei la sconfitta è uno scenario possibile. Quindi dovrebbe accontentarsi di un posticino nella segreteria del partito, che sarà ridisegnata dopo le comunali. E comunque una ricandidatura alle prossime Politiche è già in cassaforte, mentre è meno sicuro un posto in un ipotetico Governo da ministro o sottosegretario. Un altro nome sotto osservazione è quello di Giorgia Meloni: la corsa per il Campidoglio è stata una sfida personale. Nel caso di un buon risultato avrà un compito fondamentale nella rifondazione del Centrodestra. In alternativa la leader di Fratelli d’Italia dovrà diventare la pretoriana di Matteo Salvini. Senza chiedere troppo.
UOMINI DEL FARE – Poi c’è la categoria degli imprenditori/manager alla Beppe Sala. Se non diventa sindaco di Milano, l’ex mister Expo dovrà salutare la politica e tornare dietro una scrivania dirigenziale. Un destino che lo lega a Stefano Parisi, nonostante qualcuno pensi che una onorevole sconfitta possa valergli un posto da Onorevole nel centrodestra al prossimo giro in Parlamento. A Napoli Gianni Lettieri chiuderebbe la propria esperienza: è stato già sconfitto cinque anni fa, il secondo ko sarebbe il sigillo di chiusura alla sua carriera politica. Un destino analogo attenderebbe la candidata super star del Movimento 5 Stelle: in caso di debacle Virgina Raggi a Roma farebbe opposizione al Campidoglio, archiviando qualsiasi ambizione.