Una risposta alla presunta infallibilità del governo Draghi. Una mobilitazione per riportare al centro il disagio nel Paese, che i Migliori continuano a non voler vedere. Ma il malessere è tangibile, nonostante il fastidio di Palazzo Chigi nei confronti dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil (leggi l’articolo). Di ragioni per scendere in piazza ce ne sono tante, almeno dieci.
CRISI AZIENDALI. A cominciare da una questione centrale: le crisi aziendali che continuano a mettere in bilico migliaia di posti di lavoro. E in particolare, nel produttivo Nord-Est, ci sono casi noti, come l’azienda dolciaria Paluani, che non potrà celebrare i cento anni dalla fondazione. Dopo il Natale, infatti, l’azienda dell’ex presidente del Chievo, Luca Campedelli, rischia la chiusura. Intanto ha chiesto il concordato preventivo. I posti di lavoro, tra quelli fissi agli stagionali, sono più di 500. Altri 200 addetti, invece, sono preoccupati per le sorti del marchio vicentino di abbigliamento Pal Ziler.
Ma il problema non è solo localizzato in quella regione: da Nord a Sud, la crisi dispiega i suoi effetti. Basti pensare a quanto sta accadendo ai dipendenti di Air Italy: a fine mese per loro scade anche la cassa integrazione. Il problema si salda con un’altra annosa vicenda: le delocalizzazioni. Uno degli ultimi casi riguarda la Ronal Group, multinazionale svizzera, che ha deciso di portare altrove la produzione, mettendo a repentaglio circa 800 lavoratori. La storia della Gkn di Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, è quella più mediatica: l’azienda è intenzionata a licenziare i circa 400 dipendenti della sede toscana.
A TUTTA PRECARIETA’. Tra le ragioni dello sciopero, non c’è solo la necessità di salvaguardare migliaia di posti di lavoro. Mancano all’appello le politiche attive per stimolare l’occupazione. Mentre c’è chi attacca continuamente il Reddito di cittadinanza, si attende lo sviluppo di quel provvedimento per garantire che al fianco del sussidio ci sia un supporto a entrare nel mondo del lavoro. Al contrario si interviene per indebolirlo con la restrizione del raggio d’azione.
E, come se non bastasse, la precarietà è un problema che torna ad aggravarsi. “L’80% delle nuove assunzioni, fatte nel 2021, sono o interinali o contratti a tempo”, ha riferito il segretario della Cgil, Maurizio Landini. “Su un milione di posti attivati, solo l’1% ha una durata superiore a un anno”, ha spiegato il numero uno del sindacato di Corso d’Italia.
MANOVRA INIQUA. La questione tira in ballo la Legge di Bilancio, ancora incagliata al Senato. Il testo prevede un taglio dell’Irpef che favorisce i redditi medio-alti, con una riduzione della pressione fiscale di quasi mille euro per chi guadagna 40mila euro all’anno, incidendo di e un centinaio di euro annui per chi ne guadagna poco più di mille al mese. Una questione che si incrocia con la riforma delle pensioni: il superamento di Quota 100 è certo, ma non si conosce le modalità con cui sarà rivisto il meccanismo. Il premier Draghi se la prende comunque comoda: ha convocato i sindacati il 20 dicembre.
Altri motivi validi per la mobilitazione? Il tentativo di “indebolire” Superbonus 110, che sta rilanciando il settore edile, spingendo l’economia come pochi incentivi hanno fatto. I numeri aiutano a capire: sono oltre 6 i miliardi movimentati dai cantieri e 130mila i posti di lavoro creati. E allo stesso tempo la misura ha favorito la riconversione ecologica degli edifici, che era la stella polare.
Ma Draghi cosa fa? Pensa al ridimensionamento della misura, nascondendosi dietro la contabilità del ministro Daniele Franco, che ha parlato di “non sostenibilità sul lungo periodo”. Il tutto mentre la riforma del catasto è sparita dal dibattito pubblico, pur sapendo che gli effetti saranno dispiegati solo tra anni, insieme alla revisione delle concessioni balneari.
PRIVILEGI E CONDONI. Una coppia di misure finite ostaggio del centrodestra. Il governo, sulle concessioni, si è limitato a fare da spettatore alla sentenza del Consiglio di Stato. Ma adesso si attende un segnale politico per ridisegnare il quadro. E, dulcis in fundo, per sbloccare un ricordo: tra le prodezze di questo esecutivo resta il condono fiscale inserito nel decreto Sostegni bis. Ultimo buon motivo per aderire allo sciopero.