Di Giovanna Tomaselli
Prima una veloce stretta di mano e il confronto al tavolo dell’Unione doganale eurasiatica (che comprende Russia, Bielorussia e Kazakistan), Ucraina e Unione europea. Poi però fuori programma un lungo faccia a faccia. Le speranze di una soluzione onorevole per tutte le parti nella crisi ucraina finiscono così nelle mani del leader di Mosca, Vladimir Putin, e di quello di Kiev, Petro Poroshenko. L’esito non è scontato, ma la novità che ha preceduto il vertice di Minsk ha mescolato le carte aprendo nuovi scenari. Poroshenko ha infatti sciolto il parlamento (la Rada) e annunciato le elezioni anticipate, che si terranno il 26 ottobre.
Il faccia a faccia a Minsk
Il vertice di ieri è servito a comprendere le motivazioni economiche che stanno dietro la pressione esercitata da Mosca con il sostegno alle milizie separatiste. “La Russia ha sempre rispettato e rispetta la scelta fatta da altri Paesi ma non a danno e a spese degli interessi di altri Paesi”, ha detto Putin spiegando che collaborare con Kiev sarà difficile se l’Ucraina resterà dell’idea di associarsi a settembre all’Unione europea. E ha minacciato: se l’Ucraina sceglierà l’Europa i Paesi dell’Unione doganale saranno costretti a cancellare le preferenze alle importazioni da Kiev, come prevede l’accordo della zona di libero scambio Cis e le norme del Wto. Una scelta che costerà all’Ucraina miliardi di euro. I vantaggi dell’ingresso nel mercato europeo potrebbero essere però superiori.
La pistola fumante
Sul terreno lo scontro tra esercito regolare e miliziani filo-russi non accenna a diminuire. Kiev ha tra l’altro catturato alcuni miliziani che hanno ammesso di essere soldati russi, anche se la versione fornita è quella di trovarsi sul territorio ucraino a causa di un errore: si sarebbero smarriti durante un’esercitazione. Versione ovviamente molto poco credibile. In questo clima, le nuove elezioni serviranno non poco a distendere gli animi nel Paese. Lo stesso Poroshenko nel suo messaggio agli ucraini ha sottolineto come l’80% di loro era in attesa della decisione. I prossimi mesi saranno dunque decisivi per l’Ucraina.