Oggi, 11 febbraio, si celebra la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, un’occasione per riflettere su un divario di genere che, nonostante i progressi, persiste tenace come l’edera. I numeri parlano chiaro: solo il 34% dei professionisti nei settori STEAM (Scienza, Tecnologia, Arte, Ingegneria e Matematica) in Italia sono donne. Un dato che stride con l’importanza cruciale che queste discipline rivestono nel nostro presente e futuro.
Le radici del divario: stereotipi e pregiudizi
Ma perché questa disparità? Le cause sono molteplici e affondano le radici in stereotipi di genere che iniziano a germogliare fin dalla più tenera età. Come evidenziato da Save the Children (30 gennaio 2024), bambine e bambini compiono scelte di studio ancora fortemente influenzate da convenzioni sociali e orientamenti tradizionali. Le bambine vengono spesso indirizzate verso settori di cura e servizi, mentre i bambini verso ambiti tecnici e manifatturieri.
Questi stereotipi si traducono in una minore fiducia delle ragazze nelle proprie capacità matematiche, un’autostima incrinata che le porta a “vedersi” meno dei colleghi maschi in professioni scientifiche. E anche quando ottengono ottimi risultati, solo una piccola percentuale di studentesse italiane immagina un futuro lavorativo nelle discipline STEM: precisamente il 12,5%, contro il 26% dei ragazzi.
Il PNRR e le nuove speranze
Fortunatamente, qualcosa si sta muovendo. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha individuato nel potenziamento dell’insegnamento STEM uno degli assi principali per la parità di genere, prevedendo investimenti mirati per sviluppare le competenze STEM delle studentesse e riavvicinare l’Italia alla media europea. L’obiettivo è ridurre il divario formativo e abbattere quegli ostacoli che ancora limitano l’accesso delle donne ai percorsi scientifici.
Iniziative concrete per il cambiamento
Non mancano le iniziative concrete per scardinare gli stereotipi e promuovere un accesso più equo alle discipline scientifiche. Mattel, ad esempio, ha creato una Barbie astronauta ispirata a Samantha Cristoforetti, un simbolo potente per incoraggiare le bambine a sognare in grande e a non precludersi alcuna strada. L’industria del giocattolo, spesso accusata di perpetuare ruoli di genere rigidi, inizia a comprendere il proprio impatto nella costruzione dell’immaginario collettivo.
Il ruolo delle istituzioni e della società civile
Ma la strada è ancora lunga e richiede un impegno corale. Come sottolinea la Società italiana di radiologia medica e interventistica (Sirm), è necessario promuovere l’inclusione e la parità di genere, soprattutto nelle posizioni dirigenziali, dove la presenza femminile è ancora troppo scarsa. La scienza ha bisogno di uno sguardo più variegato per rispondere alle sfide del futuro, e non può permettersi di perdere la metà del talento disponibile.
Il Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) ha lanciato la campagna social #ScegliSTEM, un appello alle studentesse a seguire le proprie passioni e inclinazioni con coraggio e determinazione. Ma non basta: servono misure strutturali, incentivi economici, mentoring e un cambiamento culturale che inizi dalle scuole e dalle famiglie.
Un futuro con più scienziate
La Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza evidenzia che il talento non ha genere e che diventa essenziale creare un ambiente in cui tutte le bambine e le ragazze possano coltivare il proprio interesse per la scienza, senza preclusioni o condizionamenti. Un futuro con più scienziate significa un sistema più equo, capace di raccogliere le sfide del progresso con maggiore competenza e visione.
Il primo passo concreto consiste nell’abbattere l’immagine tradizionale della donna relegata alla cura della casa e dei figli. La scienza ha bisogno delle donne quanto le donne hanno bisogno della scienza, e finché continueremo a trattarle come ospiti in un mondo costruito dagli uomini, si perdono il loro contributo più grande: una visione diversa del futuro.